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  06 

P A G I N A

NON E’ FACILE ARRIVARE ALLA “COMPRENSIONE”

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P  A  G  I  N  A

 

 


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Difficile staccarsi dalle abitudini

Casella di testo: Oggi mi rendo conto che ho impiegato molti anni a capire che l’altro esiste, esiste come esisto io, che l’altro non è in mia funzione, esiste per quello che è, non per come voglio io, desidero io. Aver capito che l’altro esiste di per sé, è stata una conquista lenta, perché io sono molto lenta nel capire, figuriamoci poi nel comprendere profondamente. L’altro è un altro da me, come io sono un altro per l’altro. Non mi è stato facile arrivarci, anzi, mi è stato tortuoso e faticoso staccarmi dalla mia abitudine che l’altro esisteva solo in mia funzione, come faceva comodo a me. Pensavo fosse giusto così. Ed oggi, appena mi accorgo che qualcun altro mi vede e mi vuole usare come facevo io prima, mi scatta una forte ribellione; allora penso a quante ribellioni io ho potuto far nascere, scatenare con il pensare ed agire come pensavo ed agivo prima di cominciare a capire che l’altro è un altro, come io sono un altro per l’altro. Nonostante mi accorga di aver già miracolosamente conquistato e capito questo, ma solo con la testa, che sembra una cosa banale, ma per me è una rivoluzione interiore che mi ha cambiato la vita, mi accorgo che però faccio ancora molta fatica ad accettare che l’altro ragioni e pensi nel suo modo, nel modo che conosce, che fa parte di sé, come io ragiono nel mio modo. Ho visto che ho ancora dentro di me quella ripetente aspettativa che l’altro ragioni come io mi aspetto, di cui ho bisogno, che mi dica le parole che io mi aspetto di sentire, e quando tutto questo non succede, ricado velocemente nella delusione e nella tormentata sofferenza perché non succede quello che mi aspetto. Oh sì, con la testa lo so perfettamente che è un tranello, ma ci ricado frequentemente e chi ci rimette? Ci rimetto solo io. Io che faccio tutto, io che costruisco l’aspettativa e poi, zacchete, arriva subito la delusione che mi crea una profonda sofferenza. A pensarci bene è da stupidi fare così, e quando questo attacco mi prende, ho visto che mi rende più fragile, in balia dei miei stessi ripetenti pensieri, aspettativa e delusione, delusione e aspettativa. Sembra un tavolo da ping pong dove io faccio tutto, batto da una parte con la paletta e ribatto subito dall’altra parte e la pallina del ping pong saltella veloce da una parte all’altra del tavolo, velocemente, con un unico veloce battitore, io. Che poi ne esco stremata, stupidamente stremata.
                                                                                 				          Gianna
N.ro:  2
Anno: 20°
Data: 27.07.27
 
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