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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 5-6-7 - anno 2° - Maggio-Giugno-Luglio 2004

PAGINA 3

"Chi è privo di turbamenti procura serenità agli altri"
Epicuro

La lunga coda

Un giorno, uscendo di casa, un uomo vide un corteo funebre molto strano, che si avviava verso il vicino cimitero. C'era una prima bara seguita a qualche metro di distanza da una seconda bara. Dietro alla seconda bara seguiva un uomo solitario con, al guinzaglio, un grande cane nero. Era questi un tipo piccolino, magro, non più giovane, interamente vestito di nero, con un cappello sdrucito in testa, ed i polsini della giacca rammendati.
Quest'uomo era seguito da una fila di circa 100 uomini che camminavano tutti ordinatamente uno dietro l'altro, tutti in silenzio, tutti col viso impassibile di chi si trova, in quel momento, davanti ai grandi valori della vita, quei valori che emergono improvvisi di fronte alla realtà della morte. L'uomo pensò che la solennità di quella sorta di processione era rimarcata da un cielo cupo, grigio con le nuvole gonfie di pioggia. I carri avanzavano sulla ghiaia del viale, delimitato dai cipressi, ed il loro profumo entrava nelle ossa, quel profumo di pulito e di antico. Pensò anche lui ai grandi misteri della vita, al dolore ed alla solidarietà, alla compassione ed alla comunione dei sensi: il lutto del singolo che diventa lutto della collettività. L'angoscia di chi si trova in una situazione disperata, mutuata dalla società, che fa barriera e partecipazione.
L'uomo non poté trattenere la sua curiosità. 
Si avvicinò, con il dovuto rispetto, all'uomo col cane.
"Mi dispiace per la sua perdita e mi rendo conto che è un pessimo momento per disturbarla, ma non ho mai visto un corteo funebre come questo, con tante persone che camminano tutte ordinatamente una dietro l'altra. Non c'è un bisbiglio, non un commento.
C'è un silenzio inusuale. Chi sono i morti?"
L'uomo lo guardò con fare austero ma umile, poi , con voce grave, rispose: "Beh, nella prima bara c'è il mio capoufficio".
"Che cose gli è capitato?"
L'uomo rispose: " L'ho incontrato per strada, si è messo a parlarmi di lavoro con i suoi soliti modi arroganti. Ha alzato come sempre la voce ed il mio cane, temendo che fossi in pericolo, l'ha attaccato uccidendolo"
Al che l'uomo : "Ohhh , che episodio! Mi spiace sono costernato, e chi c'è nella seconda bara?"
L'uomo rispose: "Il mio direttore. Era con lui quando è avvenuto il fatto. Ha cercato di aiutare il mio capufficio, ed il cane ha attaccato pure lui e l'ha ucciso".
Seguì un momento di rispettoso e pensieroso silenzio tra i due uomini. Il corteo avanzava nel più assoluto silenzio, rotto unicamente dalle ruote dei carri sulla stradina di ghiaia.
Poi il primo uomo si prese coraggio, e chiese a bassa voce "Posso avere in prestito il vostro cane?"
Il secondo uomo lo guardò nuovamente. Col fare sgomento dei miti e con voce ancora più grave rispose: "Si metta in fila, dopo gli altri".

Nico

 

Più penso che le donne siano il mio problema, meno le conosco
Ritornare più donna

Ce l' ho sempre tanto con le donne, talmente ho la memoria piena delle precedenti esperienze, che proietto su ognuna di loro un giudizio, una rabbia, una invidia, un possesso e chissà cosa altro ancora.
Ma queste cose le ho dentro io e solo io le posso eliminare. Il passato ormai è passato, peccato che me lo porto dentro nel presente, tanto da non sentirmi più quello spirito libero che credevo di avere prima.
Credevo, perché non ero per niente libero neanche prima, perché alla fine più che pretendere di avere qualcosa sarebbe meglio dare un'occhiata a quello che posso dare io "veramente".
Comunque ci vuole pazienza, in più mi sto già facendo il senso di colpa che, leggere questa cosa, possa far pensare che piango lacrime di coccodrillo, ma per me non è così.
Non ho mai visto così bene come io possa avere sempre causato problemi con il mio possesso, che oltretutto ho sempre cercato di trattenere al massimo vivendolo quasi tutto dentro di me, ed è ancora peggio. Ora ho visto dove mi ha portato e non ho più voglia di pensarci, se no vado fuori strada. Ho voluto scriverlo nella speranza di averne scaricato un pezzetto, mi sembra comunque umano avere il desiderio che anche le donne sappiano vedere i loro difetti e ritornare ad essere un po' più donne.

Danilo

 

Le cicatrici del tempo

Il ticchettio di un orologio, le lancette che si muovono.
Le guardo; come trascorrono veloci, i secondi, i minuti, le ore, i giorni. Tanti !!
Sono trascorsi così gli anni con gioie e dolori.
Il Tempo ! Non basta mai !
Spesso penso di avere buttato al vento questi secondi
che nei momenti più tristi
sembrano anni, forse secoli !
Poi, mi accorgo che anche le ferite più profonde sono guarite con il tempo,
con altri secondi.
Tanti, tantissimi.
Ora ho ancora bisogno di questi secondi;
di tempo per capire!
Le ferite sono cicatrici nella mia memoria.
Sono lì, le puoi vedere, le puoi sentire.
È come guardare allo specchio il viso deturpato dal fuoco di un incendio.
Esiste la chirurgia plastica e servono tanti interventi per ricostruire
l'epidermide di quel viso e tanto, tantissimo tempo per guarire.
Pulire quel viso è come pulire la mia memoria.
Il primo passo è avere il coraggio di guardarsi allo specchio
e accettare quelle cicatrici.
Non nascondersi dietro ad una finta maschera.
Ho accanto a me il miglior chirurgo plastico che potessi incontrare,
la clinica è confortevole e tranquillizzante,
come si chiama ?
Ego!

Gianfranca S.

Veleni

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto
che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità

Pablo Neruda

 

Riprenderemo le pubblicazioni ad ottobre. 
Auguriamo buone vacanze e tanta serenità a tutti i nostri lettori.
Un grazie di cuore a chi ha voluto collaborare ed arricchire
il nostro giornale. 
Che l'estate porti pace e amore in tutti i cuori.
la Redazione

 

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