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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 12  - anno 2° - Dicembre 2004

PAGINA 4

"Se il Capodanno venisse festeggiato in ogni giorno dell’anno,
sarebbe tedioso come lavorare"
William Shakespeare

 

Prometeo: ha rubato il fuoco 

Da Prometeo, incatenato ad una colonna, ad Amleto, tormentato dal dubbio, provengono metaforicamente due immagini diverse di quella sofferenza che affligge l'umanità e che agisce come spina invisibile, insinuandosi, con effetti e riflessi diversi, fino ad accendere l'ineluttabile rogo della vecchiaia, che consuma e trasforma il vigore e la bellezza fisica in un cero spento davanti all'altare vuoto dell'eternità.
Visione pessimistica o senso di realismo di coloro che da secoli si pongono l'assillante domanda sui mali che ci colpiscono? Da sempre la sofferenza accompagna la vita dell'uomo e da sempre l'uomo ne ha cercato il senso. 
Alle risposte di carattere religioso e filosofico si sono affiancate anche delle spiegazioni scientifiche, capaci in molti casi, di descriverne le cause e la loro insorgenza. 
Ma la conoscenza della percezione del dolore in senso lato non è sufficiente - a mio avviso - a spiegarne correttamente il fenomeno a livello umano, anche perché l'esperienza sensibile non solo è influenzata dalle vicissitudini passate di ogni individuo, ma è anche condizionata dallo stato d'animo del momento. 
Da ciò ne deriva che il dolore fisico e morale, coinvolgendo interamente l' "essere", soggiace in definitiva anche alla fragilità psicologica della persona e spesso rimane prigioniero nel ripostiglio segreto della sua coscienza, senza che possa essere mostrato a chicchessia, disgiunto dal pudore o dalla vergogna.
Ognuno di noi, dunque, di fronte a qualsiasi tipo di male, agisce in modo diverso, secondo il proprio temperamento, talvolta sorretto da una forza inusitata che affiora nella prova, talvolta confortato dalla fede che ne allevia l'interminabile travaglio, sperando che la notte fecondi l'aurora e che nella cognitio mattutina tutto appaia come un brutto sogno. 
Altri, che si credevano prescelti per un'altra mèta, vacillano disorientati, rimanendo attoniti, passivi e senza porre alcuna collaborazione nella lotta. In ogni caso l'accettazione della sofferenza è ad un tempo tragica e lenta, tanto da sembrare un'interminabile agonia.
È estremamente difficile entrare dentro questo tipo di esperienza che è, per sua natura, incomunicabile. 
La chiesa cristiana insegna che il mistero della sofferenza umana riceve la sua pienezza nello scandalo della croce. Pure Gesù reagisce all'assurdità del dolore, accettandolo per atto di obbedienza incondizionata alla volontà del Padre. 
La morte rimane anche per lui un'esperienza di radicale solitudine nella quale egli tocca l'abisso del silenzio di Dio, un silenzio di cui Giobbe non poteva capacitarsi, poiché sottoposto a prove durissime come fosse un empio, in seguito alle quali comprese che il male colpiva i buoni e i malvagi senza distinzioni.
Se il male ghermisce senza discernimento, rimane la domanda di fondo: perché l'innocente soffre? 
A questo interrogativo non hanno risposto in modo convincente né la scienza, né la filosofia, né la dottrina dei Padri della Chiesa, né la tradizione. 
Insufficiente e alquanto banale è pure la risposta che Elia dà Giobbe, secondo la quale il Signore ci metterebbe alla prova, dal momento che il dolore rientra nei suoi disegni misteriosi e aderisce all'uomo per la sua stessa condizione di creatura imperfetta, come sosteneva Simon Weil. 
Del tutto insoddisfacente è pure la tesi kafkiana, elaborata per spiegare che il male a livello individuale e collettivo va ricondotto ad una libera scelta dell'uomo e al suo desiderio di onnipotenza, desiderio che avrebbe ingenerato in lui uno stato di profonda alienazione.
Non essendoci alcuna risposta razionale ed obiettiva sul male, che come il vento percuote ciecamente dove passa, non rimane che accettarlo combattendo, così come si combattono i nemici della natura umana, che con i loro pungiglioni signoreggiano sulla fragilità degli altri. 
Chi avrà la forza di accoglierlo sotto prospettiva della fede, avrà sicuramente una marcia in più: ma non è una scelta che tutti possono adottare. 
Forse, per coloro che sono veramente saggi e forti, il pianto dell'innocente e del giusto non è altro che un simbolo di una realtà nascosta, che conferisce alla risonanza del dolore una dignità etica e morale che sta al di sopra di tutte le altre virtù.

Mario Ogliaro

 

Egoismo

Personaggio egoista dentro me. Va e viene. Non è mai morto.
A volte dorme, ma è lì. Crea crosta. Avvolge. Tappa le mie orecchie.
Oscura la mia anima. Non mi fa sentire.
Mi è più facile vederlo se lo stacco da me.
Mi pesa identificarmi in lui. Ma io sono anche quello.
Io è quello. Forma pesante del mio io.
Matrice di pensieri distorti. Matrice di corruzione.
Creatore di problemi attorno a me.
Mi allontana dall'onda dove sto bene.
Personaggio egoista che mi accompagna da anni.
Brutta compagnia, cattiva compagnia.
Ho sprecato tempo a nasconderti, mi fa paura guardarti personaggio di pensieri.
Specchio oscuro. Inganni la mia anima e attraverso me inganni il mondo.
Quando ti faccio vivere sono un peccatore.
Finto senso di comodità, mi crei problemi.
Mi crei dipendenza, mi crei paura, non mi lasci crescere.
Non mi lasci diventare autonomo.
Vuoi essere nascosto e difeso, per dominarmi ancora di più.
Vuoi soffocarmi.
Mi stringi il cuore brutto uomo nero dei miei sogni.

Marco

 

Il significato interiore di una lanterna portuale (Genova, da noi) è che la luce di un Maestro; è là per indicarci l'abbraccio e la sicurezza di un approdo nella tenebra dell'esistenza. 
Cattivi o falsi maestri non fanno nessuna luce. Raramente un porto può essere trovato per caso.

filosofo ignoto
(a cura di Guido Ceronetti e pubblicato su la "Stampa" il 5.08.2004)

 

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