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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 7 - anno 6° - Luglio-Dicembre 2008 - Gennaio 2009

PAGINA 3

   "Inasprire le pene per il reato di bigamia? 
   Un bigamo ha due suocere: e come punizione mi pare che basti"   

Winston Churchill


Auguste Renoir - Una mamma

I due aspetti della vita

Quello che non é stato detto, né espresso, quello che non é stato comunicato. 
La non comunicazione dell'amore, di quell'amore che mi é stato dato ed io non ho saputo capire, non ho saputo nutrirmi, perché non lo capivo, non era come lo pensavo io, come lo volevo io. 
La mancanza del cibo dell'amore non ti fa amare la vita, non ti fa sentire utile. 
Diventi un peso per te stessa, diventa inutile la tua esistenza. 
La non comunicazione delle persone di una famiglia, il dolore dato dall'ignoranza, la comunicazione primordiale e non compresa. 
Spiragli di amore manifestati con il silenzio, di parole che non si conoscono e non si sanno dire. 
Senza sapere come comunicare quello che é più importante per un essere umano, quello che é la linfa del suo nutrimento. 
La lunga mancanza, la perpetua assenza di una trasmissione di una parola che possa aiutare a capire gli altri vicino a me, che mi potesse aiutare a capire quanto amore mi é stato donato, quanto amore mi é stato dato. 
Nella loro semplicità, loro i miei genitori, mi hanno amata ed io mostro di ignoranza e cattiveria, ho gettato via quell'amore perché non lo capivo. 
Non ho mai capito niente, assolutamente niente. 
Vi chiedo perdono, vi chiedo perdono se potete perdonarmi, io non ho mai capito nulla e non ero in grado di farlo. 
Ora so che ognuno ama come é capace di fare, ed ognuno possiede una goccia di quella bellezza dell'amore che é l'unico nostro vero Dio. 
L'amore, quello che l'uomo si dimentica di comunicare, e che invece dona la vita, mantiene in vita.
Perdonatemi, non posso immaginare un'altra parola per dirvi quanto ora capisco l'amore che mi avete dato. 
Vi amo profondamente. 
Voi siete così, perdonatemi se non ero capace di capire. 

Vostra figlia Gabriella

 

Da quassù

Che bello stare quassù. 
Mi ricorda un po’ Carloforte perché da qui si domina tutto il golfo che oggi è di un azzurro incredibile. 
Ci salgo spesso perché sento il bisogno di rivivere le stesse emozioni che provavo quando ero là e mi perdevo in quell’azzurro. 
Là nella nostra isola c’era un fiorire selvaggio di macchia mediterranea, tra ginestre e profumo di mirto, qui ulivi e lunghi filari di vermentino, tutti belli ordinati dalla mano dell’uomo e, come là, palme che spuntano ovunque, tante fontane verdi in cima ai lunghi tronchi a buccia d’ananas. 
E poi nuvole di oleandri, ibiscus e tanti altri fiori di cui non conosco nemmeno il nome, ma che importa. 
Quanto amore c’è nella natura! 
Intorno a me, per me. 
Vorrei dirle…grazie. 
Perché mi sento al centro di tutto questo, come un qualcosa che parte da me, qualcosa di vivo, che abbraccia tutto. 
E’ una sensazione che mi porto da Carloforte. 
Là ho cominciato per la prima volta a “sentire”, grazie a un armonia che si vive che si respira e che entra a quietare le pene che ci portiamo dentro, nella pace che dà l’assenza di rumore, in quel silenzio appena rotto dal vento e dal canto delle cicale, instancabili musicanti. 
Ora i miei occhi arrivano fino al mare, alla linea perfetta dell’orizzonte dove sembra che cielo e mare si fondano in un unico azzurro e mi sento come sospesa a mezz’aria. 
Un’assenza di pensieri che a volte mi chiedi come si possa prolungare così. 
Questo è quello che mi porto da Carloforte: a che mi servirebbe stare in quell’armonia se poi non la portassi con me? 
Se ora non ce l’avessi dentro, come potrei vederla fuori? 
Là viviamo l’amicizia, quella vera, quella che viene da dentro, fatta di rispetto, per le persone e per le cose. 
Ed è bello sentire che gli altri provano quello che provi tu, si sente unione, si comprende proprio che il rispetto è alla base di tutto: dà gioia a chi lo dà e a chi lo riceve perché non è altro che amore. 
Comincio a comprenderne la bellezza e cerco di viverlo ogni giorno con gli altri, ma in famiglia prima di tutto. 
Mi vengono in mente le parole di Carla: “Quando c’è amore…è perché sei tu che ami!”. 
Io, che mi aspettavo sempre dagli altri. 
E come ci rimanevo male se non ricevevo esattamente ciò che mi aspettavo! 
Perché non ho mai osservato quello che partiva da me? 
Perché noi ci assolviamo sempre, ecco perché. 
Sono gli altri che “ci devono”…sono gli altri. 
Passiamo la vita a guardare, a giudicare quello che “ci fanno” gli altri. 
Ma perché è così difficile cominciare a puntare il dito verso di noi? 
Se solo avessi immaginato che osservare il “mio agire” onestamente, senza giudicarmi, mi avrebbe tolto così tanto rancore, così tanta rabbia, trasformando il dolore nella mia memoria in una quiete di comprensione, se solo avessi immaginato che lavoro bellissimo e importante sarebbe stato questo che sto facendo, ebbene non avrei perso tempo prezioso con le mie chiusure e i miei “no”.

R. M.

 

 

Manca il tempo

Il tempo, darsi il tempo. 
Avere tante cose da fare e vedere solo che manca il tempo per quel che mi piace. 
Non rimandare, fare, fare sapendo che serve al mio scopo: riuscire a fare quel che mi piace di più.

Giorgia

 

 

Vento di tramontana

Vento
fresco.
La pelle
lo accoglie
con un abbraccio.
Riconoscenza.
Carezze
lungo il collo,
leggere.
Mi spettina i capelli.
Ricordi.
Ricorda.
Chiudo gli
occhi.
Mi beo di dolcezze
di tenerezze.
Una folata
più forte,
più aggressiva
poi….
il tutto scema
lentamente.
Poi di nuovo
mi sfiora
col suo soffio.
La vita
altalena dolce
amara
carezze,
tristezze.
Ma il vento
tutto ciò non
lo sa.
E’ il pensiero mio
ricco di ciò che fu.
Il tutto si
stempera,
svanisce nel suo soffiare.

Ede

 

 

Vorrei......

Vorrei essere un pittore.
Dipingere
in mille sfumature
tutta l’energia, l’amore
che ho in me.
Vorrei essere
un compositore.
Giocare con le sette note
in modo così magistrale,
da placare dolcemente
tutte le amarezze,
le angosce
che sento intorno a me
che vivo in me.
Vorrei essere
uno scultore e
catturare la bellezza
del creato,
ringraziare Iddio
per tutto ciò che ho in me,
e non vivo
consapevolmente.
Vorrei essere un poeta.
Con le parole infondere
il coraggio che a volte
fugge da me.
Parole come balsamo
per le difficoltà
che incontro.
Come pietre focaie
possano accendere tutti i cuori
e far vivere l’amore totale,
pace, luce.
Vorrei …
no
non vorrei più nulla.

Ede

 

 

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