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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 3 - anno 5° - Marzo 2007

PAGINA 4

   "Attento ad accettare i regali,
talvolta devi pagarli il doppio di quel che valgono"   
Albert Einstein

 

Il mio presente è migliorato

Faccio tante cose che prima non avrei neanche sognato di fare.
Eppure nonostante tutto, la mia testa mi porta lontano e mi far star male.
Un po’ è il desiderio di voler tutto e subito a proiettare la mia vita su obiettivi lontani…
Altre volte ancora sono vecchi meccanismi che tornano a galla, pensieri negativi che mi vogliono mettere alla prova.
Questi pensieri mi dicono: “Ma tu sei realmente capace di fare le cose? Che cosa ci stai a fare lì?”
Ma in questo momento mi sento più forte del solito e riesco a scacciare queste paranoie.
Accade però che io non ci riesca ed allora vado giù.
Mi rendo conto che sono io che faccio tutto, coprendomi di pensieri negativi.
Ma questa sera mi sembra tutto bello e pieno di gioia.
Devo rimanere qui, in questo calore e devo godermi questa felicità che è per me una cosa meravigliosa, stupenda, incantevole…

E. B.

 

 

L'uomo vecchio

Scrivere i miei mondi, scrivere le paure della vita, la paura di rimanere solo, questo profondo senso di solitudine, la proiezione di ciò che ho memorizzato della vecchiaia, il vedere persone anziane che sono abbandonate alla loro esistenza, sono alla ricerca della compagnia, non sono considerate dagli altri.
Questo senso di una vita che se ne va nel più abbandono della propria personalità, questo ho memorizzato dentro di me che ho visto attorno a me, questo fa si che io tema che accada a me ciò che vedo fuori. 
La paura mi lavora su quel punto facendomi scegliere le scelte della mia vita condizionato da ciò che ho messo dentro di me, questa è la paura vissuta nel mondo dell’illusione, non esiste paura di solitudine se tu vedessi la tua vecchia come un vecchio fiero e vissuto il quale ha compreso il senso della vita, il quale si è accorto di esistere. 
Se dentro di me ci fosse sempre la coscienza della propria esistenza la paura della solitudine non esisterebbe.
È assurdo, più uno è circondato da tanta gente, più si sente solo e più la sua vita è guidata dalla solitudine. 
Invece uno che si accorge della sua esistenza e può sembrare che sia più solo perché passa momenti con se stesso, in realtà è meno solo di quelli che hanno sempre gente attorno a loro perché si rende conto di fare parte di qualcosa di grande che si esprime attorno a lui. 
Non vive solamente limitato nel proprio corpo.

Peppino Carè

 

La mia pigrizia

I momenti di gioia e di benessere che provo sono offuscati dalla vita quotidiana...
È come se mi sentissi divisa in due, la parte di me che sta bene e l’altra immersa nella difficoltà...
In questi momenti la pigrizia mi assale, ogni decisione mi sembra insormontabile e così rimando.
A forza di rimandare anche solo cambiare l’assicurazione della macchina mi sembra una scelta difficilissima.
Quando devo iniziare mi dico: “Ancora cinque minuti”, ma i minuti diventano dieci e poi si trasformano in giorni...
Ed io mi sento in colpa per non aver fatto ed ogni obbiettivo diventa irraggiungibile...
Poco alla volta sprofondo in questa sensazione negativa che mi provoca il non fare, però mi dico: “Sotto sotto mi deve piacere altrimenti inizierei...”
E più rimando più la montagna mi sembra immensa...
Adesso capisco che sono bloccata in questo meccanismo e che il non fare non mi permette di accrescere le mie esperienze, così importanti per la mia realizzazione personale.

D. B.

 

Masochismo

L’altro giorno mi sono soffermata a guardarmi allo specchio. 
Non lo faccio mai ma quel giorno mi sono bloccata di colpo: quel viso non lo riconoscevo. 
Ho avuto rifiuto, ho abbassato il viso alzando le spalle come fossi infastidita, dicendo tra me e me: ma che cavolo faccio, sono sempre io ecc. ecc. 
Ma tutto questo parlarmi interno non mi quietava, anzi alzai il viso e come su una carta geografica, cominciai ad esplorarmi.
Naturalmente cercavo di andare a colpo sicuro, i denti bianchi, l’unica cosa di cui sono molto fiera: si tutto sommato non erano malacci. 
Sono passata alla pelle, non era più tanto tonica ma reggeva ancora bene con alcune rughe più profonde ma niente male. 
Il naso era sempre lui, carnoso con cui convivevo bene da parecchi anni.
Ma le dolenti note ci furono e si ci furono:gli occhi.
Ecco i miei occhi ben cerchiati, con le borse sotto ma 
quello che più mi toccò era il loro sguardo, spento e sofferente.
Sarà pur scontata la frase che spesso sento dire: gli occhi sono lo specchio dell’anima: accipicchia la mia povera interiorità mi sembrava bastonata, molto triste.
E qui non posso nascondermi: il mio masochismo, il mio stare male, le mie invidie, le mie aspettative, le mie sofferenze erano tutte lì: non potevo bluffare, erano li ben delineate e disegnate. 
Ho compreso l’abitudine, la mia maledetta abitudine a compiangermi, ad essere il centro delle sofferenze umane: ho cercato di sorridere non l’avessi mai fatto sembravo una maschera. 
Ho riprovato e dopo un po’ ho riscontrato la ridicolaggine della situazione e con una bella risata ho messo fine alla mia ansia. 
Ma così facendo ecco spuntare la pappagorgia,il doppio mento: oh povera me un’altra pecca sul mio viso ma in quello stesso istante ho preso coscienza della mia stupidità abissale sempre legata all’apparenza. 
Un bel sospiro di sollievo e ho ritrovato ciò che avevo dimenticato: me stessa.

Ede

 

 

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