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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 10 - anno 9° - Gennaio-Agosto 2010

PAGINA 2

   "Quando l'acqua arriva alla gola, è sciocco chiedersi se è potabile"   
Anonimo


Salvator Dalì - Rinascita

Rinascere
verbo “tuttoattaccato”

Rinascere è un verbo tutto attaccato, ma dentro di me è ri-nascere, “ri lineetta nascere”, perché attaccato ancora non lo è.
Il nascere l’ho vissuto, lo conosco dentro di me. 
Non ricordo affatto come e quando sono nata. 
Lo so però che sono nata, come sono nata. 
Lo so perché mi è stato detto, quanto c’è scritto sui documenti, ma so che sono nata. 
Il ri-nascere lo sto scoprendo ora, passo per passo, è il verbo giusto per me, ma ancora non è attaccato completamente.
Ma oggi, stamane sento già che si sta creando il ri-nascere alla vita, in una nuova vita, vita che è completamente diversa fuori ed è completamente diversa dentro, niente è più come prima.
Avvengono terremoti, cataclismi nel mondo esterno, ma quello che ho dentro, che ho vissuto, che vivo è un terremoto, un cataclisma. Io sono aiutata per ricominciare, per camminare sopra le macerie della vita che sto vivendo, sono aiutata, e questo è un grande dono. 
Perché da soli è impossibile vivere sotto le macerie, è impossibile uscire dalle macerie, è impossibile uscire e camminare se qualcuno non ti dà la mano per uscire senza farti male, per staccare da te i pezzi di macerie che ti sono caduti addosso. 
Senza la mano e la parola giusta che ti riapre il cuore, che ti nutre l’anima, che ti fa ritornare i ritmi del cuore al posto giusto, non si cammina sopra le macerie per andare verso una rinascita:
ricostruzione della tua casa interiore, della tua vita, della ragione dell’esistenza, della vita stessa. 
Senza la parola giusta non si rinasce.
Ri-nascere, rinascere, rinascere tutto attaccato, ecco la mia ricostruzione, il mio ritorno alla vita.
Ma guarda, c’è sempre un ri prima del verbo, se uno non lo vive, non lo capisce, non lo sente, non può capire cosa significa veramente quel "ri" dentro di me. 
Ma io comincio e questo per me è molto importante. 
Grazie Carla.

Gianna

 

 

Cuore batte Condizionamento:
Uno a Zero

Mi piace questo punto della mia vita.
Magari correranno veloci i giorni, i mesi e gli anni, ma per me ora il tempo non corre più come una volta perché è sempre un presente: il “mio” tempo presente, quello in cui “ci sono”, quello che dedico a me, a lavorare su di me, quello meglio speso, quello che comincia a dare i suoi frutti, che mi dà gusto a proseguire.
Ecco comparire un condizionamento, vecchio, vecchissimo, su cui non ho mai lavorato molto. 
Sta usando una circostanza adatta per poter vivere “lui” e far soffrire “me”.
Mi sono accorta di esserci caduta come avrò fatto migliaia di volte, ma questa volta “mi sono accorta”. 
Sono stata spettatrice di quello che mi succedeva, nel senso che ho visto lo scempio che facevo di me, senza riuscire a muovere un dito. 
Uno dei tanti episodi in cui mi sono sentita “poco”, in cui ho pensato che “gli altri” mi avrebbero considerata poco.
Gli altri! 
Questo Condizionamento per cui sono “gli altri” che mi possono innalzare o abbassare. 
Non io. 
Me lo ripeto mille volte: faccio tutto io! 
Come posso buttare sugli altri la responsabilità di come mi sento, la responsabilità che io dovrei avere verso di me? Brutta energia devo aver sprigionato!
Ho toccato con mano che, quando vivo il mio Condizionamento, sono “fuori” da me stessa, in una dimensione fasulla, non reale, costruita da me per far star male me: più negativa di così! 
Stamattina mi è capitato un episodio analogo e ho voluto viverlo col Cuore, senza sentirmi né poco, né tanto, solo “sentirmi” e basta.
È stato bello nella semplicità in cui si è svolto, questa volta c’era un’energia diversa e ho capito che quando viviamo un Condizionamento non viviamo il Cuore!
Per me è stata una bella scoperta, una piccola grande conquista che, sono certa, mi aiuterà a proseguire. 
Più sicura.

Rosanna

 

 

Fuori strada

A volte vado fuori strada,
ma mi accorgo,
perché perdo la mia limpidezza,
che per me non ha prezzo.
Perdo la mia sensibilità,
la sensibilità che l'uomo
dovrebbe avere e usare.
Mi oscuro da solo,
ma in questi casi
c'è sempre di mezzo
un’altra persona,
spesso è l'invidia,
non siamo in grado di
constatare quanta oscurità
e depressione crea,
ne siamo colmi, ma
ci lamentiamo che stiamo male.

Enzo

 

 

La nostra eredità

In tutte le esperienze che ho avuto,
che in qualche modo mi hanno
sempre dato un vissuto,
quella che trovo più dura
è fare il genitore.
I nostri figli sono quei ragazzi
che vagano tra casa e scuola
con uno zainetto in spalla,
in un mondo che si sono trovati,
che gli è stato costruito.
Si adattano a quello che siamo noi.
Se loro sono spenti, in cerca di vita
e umanità vera,
è perché non trovano un riscontro
in quello
che sono veramente nel loro cuore.

Enzo

 

 

Il vecchio e il nuovo

Il vecchio è rappresentato dai pensieri negativi che mi assalgono.
Quando sto male, quando mi succede qualcosa che non mi piace, il vecchio arriva.
E’ nella mia memoria, mi riporta in un attimo tutte le sensazioni, le strade della sofferenza che conosco così bene.
La vecchia memoria mi fa sentire inesistente, mi fa tornare là dov’ero.
Tutte le difficoltà che sto vivendo mi sembrano enormi, insormontabili, irrisolvibili.
Il nuovo è quello che sono adesso.
Sono io, è il fare, è la riscoperta di me, del lavoro, del guidare, dell’agire.
Il nuovo è star bene, sentire che ci sono, considerarmi anche più bella e intelligente.
Ma io vorrei di più: vorrei che il vecchio non esistesse.
E’ un fardello pesantissimo, sento che mi piega. Sono anni ed anni di sofferenze, di condizionamenti assurdi e di paure. 
Tutto questo è sempre pronto ad assalirmi.
A volte penso che non risolverò mai questo incubo: avrò sempre le mie paure, mi bloccheranno e mi impediranno di vivere.
Altre volte invece mi ricordo come stavo e penso che adesso sto molto meglio ed allora ritengo che potrò migliorarmi ancora.
Devo agire, guardarmi con sincerità. 
Ma anche nell’azione il vecchio cerca di bloccarmi.
Ed allora il mio umore va su e giù.
Non vorrei più pensare al vecchio, ma so che i colpi di spugna non esistono e mi dico che non è che facendo finta di nulla si risolvano le cose, anzi…
La vecchia memoria è lì, sempre pronta ad innalzare muri e barriere invalicabili.

A. N.

 

Noi gocce d'oceano

Siamo tutte gocce dello stesso oceano, ma nessuno di noi sa dove questo inizia né dove finisce.
Ogni uomo è contro l'altro, non c'è unione, ma solo competizione.
Quello che chiamiamo amore è una parvenza soltanto condizionata della capacità di ognuno di accontentare i desideri dell'altro.
Però ti amo amore mio perché mi hai regalato un anello d'oro.
Forse se fosse di plastica, ti amerei di meno.
Come siamo persi, come siamo inghiottiti da questa immensità di materia stupida, inventata per "farci stare bene" per "gratificarci",....... che cavolo può gratificarci un vestito nuovo, come ci può aiutare a capire veramente chi siamo?
Cosa vuol dire tutta questa inutile roba che riempie i negozi?
Come ci siamo ridotti?
Ognuno di noi è una goccia dello stesso oceano, ma nessuno lo sa. 
Nessuno lo dice o lo capisce. 
Uniti si costruirebbe molto, uniti si supererebbero migliaia di ostacoli. 
I risultati più grandi si ottengono con una buona squadra, che lavora unita.
Ogni giorno ci massacriamo l'un l'altro, ci affrontiamo come se ogni giornata fosse una battaglia. 
Le gocce di questo mare sono sporche, sono annerite, consumate e confuse. 
L'acqua che non è pulita, non può dissetare, non rende sana la terra. 
Noi gocce dello stesso oceano, come possiamo dissetarci l'un l'altro?

Gabry

 

 

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