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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 8-9-10-11 - anno 2° - Agosto-Settembre-Ottobre-Novembre 2004

PAGINA 6

"Una teoria deve essere temperata dalla verità"
Sri Javaharlal Nehru

 

Sorgente di vita

Io sono una sorgente, io sono una sorgente fresca, zampillante, di acqua dolce, mi sento così quando sto bene. Io mi sento sorgente continua di me, quando torno in me, quando torno nella mia sorgente.
Ero fuori, piena di paure, paure assorbite, dormivo, mi sono fatta avvelenare dalle mie paure, dalle mie illusioni, dal mio solito bisogno, bisogno che l'altro sia come io ho bisogno, che mi dia quella forza di cui in quel momento ho bisogno, mi dia quell'incoraggiamento di cui ho bisogno. E l'altro cosa fa? Crac, butta veleno sottile dentro di me ed io come una cretina lo assorbo, e cado sempre nel solito tranello, tranello del mio bisogno di avere un compagno, quel compagno che ho dentro e che fuori non è per niente come io l'ho dentro. Ho dentro un'immagine di compagno, che si scontra con la dura realtà, come è duro il suo viso, la sua voce, il suo muoversi ed io passo e sciupo il mio tempo ballando in questo bisogno. E non mi consolo affatto pensando che sono tutti così, così vigliacchi, così cattivi, così perfidi, che hanno bisogno di vivere la loro perfidia sulla pelle delle cretine come me.
Ed io ho bisogno di espandermi, di buttare giù muri, a volte sento come se i miei gomiti spaccassero le pareti, sento una forza tremenda come se con i soli gomiti io possa allargare i muri, buttare giù i muri, io sento dentro una forza tremenda, forza di fare, di vivere, di muovermi, di respirare a pieni polmoni. Bisogno di spazi, di aria, di luoghi aperti, di aprire le finestre su spazi aperti, di vedere spazi aperti, di vivere nell'aperto, è come se avessi dentro una finestra che vuole aprirsi, che non vuole più stare chiusa, è come se volessi spalancare persiane, cancelli, portoni, portoni di ferro, spalancare, aprire, aprire verso il bello, verso l'aria, verso la luce, perché di tutto il buio che vivo non ne posso proprio più!

Gianna

 

Prendere coscienza
Il pensiero ritorna in me corretto

Scrivere, trasferire sulla carta a righe il mio pensare, il mio stato d'animo. La punta della penna è l'uscita della mia energia, l'energia che ho dentro, che esce, che va nel mio braccio, nella penna, nella punta della penna, nel foglio. La mano scrive, la mia mano, le mie dita tengono la penna e scrivono. Ora penso al miracolo di ogni bambino quando impara a scrivere.
Scrivere, trasferire da sé a fuori e gli occhi vedono il foglio, le righe, lo scritto.
È meraviglioso, un pensiero, uno stato d'animo, il mio corpo, il mio braccio, la mia mano, le mie dita, la penna, il quaderno, il me che esce e va nel quaderno, nel foglio ed io lo vedo.
Scrivere, fare uscire da me, dal buio di me, e va sul foglio ed io vedo, il miracolo dello scrivere, e poi leggo e torna in me.
Quante piccole cose sono miracoli e non ne abbiamo sempre il senso, anzi è raro cogliere il senso del miracolo, anche di una cosa così abituale, così meccanica, così scontata, come tenere una penna in mano e scrivere, vedere e leggere e tornare in me.
Fare questo, scrivere, è un atto d'amore per me, atti d'amore che non ho con costanza, continuità. Non guardarmi, stare nella superficie, è non amarmi, è come non dare da bere e da mangiare ad un bambino.
Un bambino non lo si lascia senza bere, senza mangiare, senza attenzioni per giorni, prima piange e poi muore. Non amare me ogni momento, non amare me è farmi morire; io mi alimento con me e se non guardo me, muoio come un bambino abbandonato, trascurato, dimenticato.

G. G.

 

Camminare osservando

Cammino sul marciapiede, quanti passi già fatti nel tempo, e mai osservati.
Il marciapiede dice tutto di una città, di un quartiere, di una via. Marciapiede liscio, pulito, è bello camminare sul marciapiede pulito; è talmente raro che mi colpisce subito. Molti marciapiedi sono sporchi, ai bordi ci sono anche le erbacce, erbacce anche alte.
E tutto questo è segno che non c'e amore. Un marciapiede fa vedere se c'è o non c'è amore. Quanti sono i marciapiedi sporchi e pieni di erbacce ai lati! Queste erbacce sono robuste, crescono nel cemento, nelle crepe del cemento, nelle giunture del cemento e delle pietre.
Ed io cammino e osservo i marciapiedi che calpesto e lì c'è la storia, la vita di una città, di come è vissuta la città. Questo osservare fa pensare a me, al mio essere, al mio vivere. Io non sono un marciapiede, io non sono una pietra o cemento, ma mi accorgo che lo sono stata quando mi facevo calpestare dagli altri, senza rispetto verso di me, quando non difendevo me, la mia vita, la mia sacralità, e così ho fatto nascere e crescere le erbacce, quando mi sono fatta sporcare, quando mi sono sporcata, non rispettando me stessa.
Sul marciapiede restano i segni di chi è passato prima di me, di chi passa con me, di chi passerà dopo di me.
Io non sono un marciapiede, ma lo divento ogni volta che esco da me, quando non vivo me, quando non sto attenta alle mie aspettative, alle mie invidie, alle mie paure, ai miei bisogni, ai miei pensieri, tutte erbacce e crepe nella mia anima. Crepe che diventano crepacci.
Quando sto con me riesco prima a vedere alcune di queste cose e pulire, pulire, pulire, tutti i giorni, come mi lavo i denti, come mi lavo le mani, come lavo me, perché tutti i giorni, tutti gli attimi sono un momento per vivere o per lasciarmi andare e perdere un'occasione di vivere con il mio cuore.

Gianna

 

L'unica certezza
quando la vita è dolore...

Delusione, rabbia, tristezza per quello che vedo.
Sofferenza. Ho un peso sul cuore.
Ma le cose stanno così. È inutile girarci intorno.
Cercare di parare i colpi e non farmi disintegrare. Il lavoro su di me è l'unica cosa, è l'unica certezza.
Le certezze le posso vivere su di me. Su di me posso scommettere. Nessuno mi può dare queste certezze.
Vedere, vedere, lavorare su di me e vedere per non soccombere, per vivere le cose, per non farmele rovinare da chi è nella nebbia.
Lavorare per eliminare i bisogni, per non sognare, per vedere chi ho di fronte, per sapermi regolare, per stare con i piedi per terra.
È difficile perché mi aspetto dagli altri. È difficile fermare tutto questo, eppure è proprio vero che non sai mai chi hai di fronte.
Sto vedendo la bellezza di nutrirmi di cose belle, di saper vivere bene, per nutrire me e star bene io.
La forza te la dai tu; se non costruisci, nessuno ti può dare la forza. Ti può trasmettere qualcosa, ma se non sei pronta, non si va avanti.
Che bel panorama, voglio portarmelo dentro. È mio.
Mi fa star bene.
E questo non me lo toglie nessuno.

Stefania

farfalla

Voglia di vivere

Voglia di vivere! Questo sole e questo verde mi dà una gioia di vivere che si era assopita un po'. Là davanti a quel lago ero commossa dall'incanto della natura. Tutto quello che vedevo ed i miei occhi fotografavano in un attimo era nella mia memoria, mio per sempre, per l'eternità.
Mi sarei inginocchiata a ringraziare Dio per la mia salute fisica e la mia anima e mi pareva impossibile che l'uomo sia e sia sempre stato così stolto da farsi la guerra e non amare invece il creato.
Lo rivedo quel lago, ce l'ho dentro con la sua sensazione di bellezza e di pace, di perfezione e armonia divina, rivedo le montagne che si specchiano nelle acque limpide piene di pesciolini in fermento, ne rivedo i colori, il movimento, i profumi, il mio contatto con la pietra su cui ero seduta, l'incanto di un posto veramente splendido, dove le farfalle con i loro mille colori fanno gli onori di casa.
La ragazzina ha preso una farfalla. No!!! L'avrei voluta fermare. Perché l'ha presa? Solo a toccarla la fai morire. E perché poi? A che ti serve? Ammirala sul fiore e per la bellezza che ha e ce l'hai comunque dentro di te senza avergli fatto del male, nel rispetto di tutto ciò che ci circonda. Invece no, nella nostra incoscienza non rispettiamo, non sappiamo vedere, amare, portare dentro cose belle, non conosciamo la bellezza ed il peso della nostra memoria che, invece della bellezza delle ali della farfalla, si è caricata un gesto crudele ed inutile del nostro egoismo.
Non conosciamo noi stessi e neanche Dio e là c'era, era così forte e presente che lo si poteva respirare.
Grazie di tutto questo, un inchino con tanta gratitudine per questo sapore nuovo della vita.

Briançon, 10/8/2004 

Luigina

 

 

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