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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 10 - anno 3° - Ottobre 2005

PAGINA 8

  "Non contare i tuoi polli prima che siano usciti dall'uovo"   
Esopo

 

Sinope Diogene

Diogene Sinope, filosofo greco vissuto nel IV° secolo avanti Cristo, girovagava vestito soltanto di un mantello e viveva in una botte. 
Ha indagato molto profondamente sulla solitudine dell’uomo sia come dolore sia come realizzazione verso la purificazione dell’essere.
Essere soli: come sofferenza.
In solitudine: come sublimazione verso l’anima.

 

La mia solitudine

La mia solitudine. Quanti anni ha? Forse tanti quanti ne ho io. 
Ho sempre avuto disperatamente bisogno degli altri, qualcuno che mi guardasse, che si accorgesse di me. 
Forse mi hanno guardata poco da bambina perché già allora cercavo di fare di tutto pur di essere al centro dell’attenzione. Mi piaceva far ridere, vedere ridere le persone, suscitare allegria. Sono cresciuta facendo il giullare, portandomi dietro questo bisogno. E con questo bisogno facevo vivere un’illusione, una recita, una maschera. Il fasullo. Io volevo dagli altri. Gli altri, con i loro bisogni, con le loro illusioni, le loro recite, le loro maschere, le loro disperazioni, il loro fasullo.
Le loro memorie piene. Mi sono sempre illusa che tutti questi cercatori d’acqua si fermassero a guardare il mio pozzo arido.
Povere creature! Quanta miseria nella nostra facciata! Nel nostro esteriore, nel nostro voler apparire per avere considerazione!
Quando siamo i primi a non averne per noi. Cerchiamo tutti fuori quello che dovremmo maturare dentro. Perché è una maturazione. Dentro abbiamo tutto per arrivare a raccogliere frutti meravigliosi: c’è terra per seminare e un sole d’oro per scaldare. Dobbiamo diventare bravi contadini, dobbiamo seminare per raccogliere. Ma il lavoro è duro, non si può seminare in terra arida, ci vogliono opere di bonifica. La nostra memoria è da bonificare. Ma che gioia quando man mano la terra ritorna viva, pronta ad accogliere il seme. La terra buona lo farà germogliare, il calore del sole lo farà maturare. Perché il sole ce l’abbiamo tutti dentro.
Il sole è uguale per tutti. Scalda sia la terra arida, sia quella che produce. 
Sta a noi decidere se preferiamo germogliare e fare frutti o rimanere terra sterile sotto un sole inutile. 
Certo chi sceglie di vivere dovrà tenere conto della gramigna che tenterà di fermare il germoglio. 
Ma il buon contadino lo sa e presterà attenzione, difenderà la sua pianticella. 
Nulla dovrà impedire ai frutti di maturare, nulla dovrà impedire la gioia di un buon raccolto. 
Il contadino sa che questo fa parte del gioco: sa che questo in fondo è il gioco della vita. 
E sa anche che, per chi produce e per chi realizza, non ci sarà solitudine. 
Mai.

Rosanna Marchioro

 

 

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