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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 1-2 - anno 3° - Gennaio-Febbraio 2005

PAGINA 5

"La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia, 
ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa
"
Anton Cechov

 

                Arte & Cultura             

 

i Murazzi di Torino
I murazzi, splendida tela di Viglione


Via Pietro Micca vista da Raul Viglione

Raul Viglione

Raul Viglione è un pittore bravo. 
Dipinge da sempre con straordinaria abilità, coronando la tecnica col sentimento raffinato degli animi sensibili. Dimostra una capacità di osservazione acuta, attenta, sottile. Le sue tele emanano serenità. Dai suoi quadri traspare aria pulita, gioia di essere: l'incanto della natura, il profumo del vivere. E' un pittore torinese, sabaudo, piemontese e tale specificazione è importante.
L'espressione artistica di una terra, infatti, segue le stesse regole della sua parlata, e come una lingua è viva, multiforme, articolata da usanze e tradizioni che variano col mutare dei tempi, così l'arte accompagna il divenire della gente che la coltiva. Di conseguenza ogni giudizio, esame od apprezzamento, dovrebbe mai astrarsi dal valutare il luogo ed il periodo storico in cui essa è maturata, perché dagli eventi nascono quelle esigenze spirituali che sfociano nella creatività intellettuale, figurativa, letteraria o musicale che sia.
Esiste quindi un legame inscindibile che unisce quotidianità e genialità col territorio. E' attraverso questo filo conduttore, che amalgama eventi concreti con interpretazioni trascendenti, che Raul Viglione propone le sue opere.
Specialmente negli angoli della "sua" Torino, l'artista dimostra non solo una singolare bravura tecnica (cosa sempre molto difficile da avvertire anche per critici affermati), quanto piuttosto un rendiconto artistico che permette agli osservatori di stabilire da che parte và l'arte, quali sono le nuove correnti, le diverse interpretazioni, e come interagisce il mondo culturale di casa nostra all'osservazione dell'oggettività.
In altre parole quali sono le evoluzioni filosofiche dell'arte odierna.
L'espressione figurativa ha seguito nei secoli l'andamento sociale, così è stato per il classicismo, il barocco, il rococò, l'impressionismo, il cubismo ecc. Filosofia ed arte hanno tracciato confini instabili, vedi l'espressionismo, l'astrattismo, il non-sense. La tecnologia ci ha portato al digitale, ed ogni scolaro ha oggi nella cartella un telefono che fotografa. 
Ma i ritratti di Viglione non sono fotografici, all'immagine egli aggiunge l'interpretazione e qui sta il suo talento: spalmare sulla tela l'anima delle cose, ciò che il monitor non trasmette, ma fornisce invece l'osservazione, capacità non comune. 
Ed ecco che Viglione diventa un Canaletto del duemila, perché nelle sue inquadrature aggiunge il sapore delle radici di un passato prossimo ancora odorante del Piemonte di ieri, e sempre più difficile da cogliere. Diceva Benedetto Croce nel suo breviario d'estetica, "il "bello" non si trova nella moda del momento, ma sui sentieri che vanno oltre il tempo", ossia le strade che conducono l'artista all'immortalità.

I. D. R.

Raul Viglione ha 67 anni. Ha lo studio in via Servais 56, a Torino e delle due opere si sono occupati diversi critici, da Luigi Carluccio a Marziano Bernardi, ad Angelo Mistrangelo.
Tra gli altri hanno lodato le sue tele Marco Albera, Franco Caresio, Bruno Geraci, Gian Franco Falzoni, Carlo Alberto Piccablotto Franco Piccinelli. Alcune sue opere sono esposte al Circolo degli Artisti, in via Bogino.

Elena Bertoldo

Addentrarsi nell'universo pittorico di Elena Bertoldo vuol dire lasciarsi guidare dall'inventiva e dalla sensibilità alla scoperta di un mondo nuovo ancora incontaminato e innocente, riproposto in termini di appagante fragranza sensoriale.
Seppure giovane, la pittrice imprime alle proprie composizioni la sigla dell'individualità creativa che puntualizza un contenuto rintracciato negli anfratti dell'Io più profondo.
Pilotata da un'energia istintuale, la Bertoldo indirizza la sua opera in più direzioni, ottenendo una molteplicità di risultati, che spaziano dalle icone su tavole di legno, riproducenti affreschi medioevali, a superbi acquerelli raffiguranti volti che hanno il potere di scrutare oltre i limiti del visibile. Visi genuini e comunicativi percorsi da vibrazioni energetiche, dai riverberi sfumati nello sciogliersi tranquillo di contrappunti chiaroscurali, o meglio, appunti di alta impressione cromatica che fanno affiorare un'immanente voce di poesia volta a destare l'attenzione del fruitore per le cose belle che elevano lo spirito.
Lo stesso costante avvicendarsi di percezioni ha condotto progressivamente la pittrice a liriche incursioni nella tematica paesaggistica. Una visione libera che viene colta in modo del tutto personale, pretesto per cercare luminosità e trasparenze che si dilatano al punto da sfumare il contorno degli oggetti che vivono di nuovi e morbidi valori atmosferici.
Nella Bertoldo c'è la forza dell'intuizione che la conduce man mano a scoprire l'essenza delle cose, confermando quanto difficile sia l'addentrarsi nel mondo dell'arte alla ricerca della purezza pittorica, di un mondo personale limpido e cristallino. Ma a badar bene, le varie soluzioni operative da lei adottate sono vincolate da un comune tratto linguistico, simile ad un ansioso indagare tra i rimandi passionali ad un intimo desiderio di comunicazione.
Una ricerca oggi insolita, che sfrutta tutte le risorse luministiche di una tavolozza spontanea.

Elisa Bergamino

 

Franco Viola

La Galleria Arteincornice propone una mostra personale del pittore Franco Viola, artista selezionato dal critico Vittorio Sgarbi che così lo illustra: "La pittura di Franco Viola appare discendere dalla sperimentazione espressionista del Cavaliere Azzurro, nel primo decennio del secolo scorso. Ma a differenza di quei pittori che lo hanno preceduto, Viola non azzera la dimensione spaziale, anzi la esalta nella superficie bidimensionale del quadro, analizzando il corpo figurale secondo una flusso pittorico dall'andamento informale, che guarda esclusivamente alla qualità della sostanza pittorica. Attraversando la tela in larghe campiture, il colore è l'unica materia di supporto per narrare senza mediazioni la temporalità indefinita delle sue composizioni.
L'itinerario seguito da Viola è quello di una significazione orizzontale, in una sorta di metafora paesaggistica che rappresenta, attraverso tonalità cromatiche fortemente contrastate, la concentrazione figurale, ritagliata in fasce ordinate secondo sequenze acutamente definite. La verticalità vive invece in termini di evidenza allusiva a un naturalismo che si afferma senza vincoli veristici, colmando piuttosto il quadro di presenze e di assenze, che si propongono come elementi funzionali all'ingranaggio linguistico di una poetica profondamente meditata."

Franco Viola nato a Gaeta nel 1953, ingegnere elettrotecnico, spiega che la sua arte deriva da esperienza e razionalità, elementi che per lui, scienziato, sono inscindibilmente sottesi.
Legato alla tradizione paesaggistica, alla fusione di colore e forma, indirizza la sua indagine verso la ricerca dell'energia e della luce assoluta, del "plasma" che purifica e rigenera incessantemente la materia.

   libri 

Il mondo di ieri

"Fortunato il capostazione di Moncalvo" di Massimo Scaglione - Editrice il Punto.

Nel Monferrato raccontano che la tratta ferroviaria Asti-Moncalvo sia stata costruita da Vittorio Emanuele II in omaggio alla Bela Rusin, al secolo Rosa Vercellana, che stava appunto in una cascina di queste prosperose colline. Probabilmente le cose andarono diversamente, tuttavia quella stazione, mèta dell'amore travolgente di un re tanto impetuoso quanto simpatico, è rimasta nei conversari sorretta da un alone fiabesco, allora come oggi.
Negli anni dell'ultima guerra quella stazione era retta dal "Pindo", sposato alla "Minci", con uno stuolo di bambini attorno, uno dei quali era Massimo Scaglione, oggi noto uomo di spettacolo, regista e commediografo. Che cosa può fare un capostazione della più angusta città italiana? Scaglione lo svela in un volume dell'Editrice Il Punto di Roberto Marra, lo fa in modo discorsivo ed accattivante anche se la narrazione degli anni quaranta gli torna utile per una biografia "autorizzata" di se stesso. Scaglione scrive bene. Lo si legge senza farsi venire il mal di testa, ed i suoi personaggi, decisamente felliniani, si muovono a modo sullo scenario di situazioni quali solo una guerra poteva disegnare. 
Due delle frazioni di Moncalvo portano nomi impubblicabili, universali simboli di anatomia, femminile per l'una, e maschile l'altra, e la cosa offre all'autore occasione di una pruderie garbata, alla Guareschi. "Fortunato, il capostazione di Moncalvo" entrerà certamente negli archivi, come i tanti personaggi (Tonia, Evasio, la maestra Rosinganna, 'l Nando ecc) radicati nella memoria e nei racconti leggendari serali di questa terra. 


il regista Massimo Scaglione

 

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