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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica
Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis
- 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di
Torino n° 5671 del 13/02/2003 |
NUMERO 12 anno
4° - 1 anno
5° - Dicembre 2006- Gennaio 2007
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PAGINA 5

"Il periodo ideale della vita è quello che dovrebbe arrivare un po' più
tardi"
Lord Asquith
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ARTE & CULTURA

Ettore
Della Savina
Ettore Della Savina è uno dei grandi pittori che hanno segnato in modo incisivo il mondo dell’arte torinese, esprimendo, in mezzo secolo, una straordinaria personalità: un carattere intelligente, capace, ricco di genialità e fantasia.
Le sue tele tracciano la storia della nostra epoca, a cavalcioni tra il finire del 1900 e l’inizio del 2000, vale a dire il tribolato passaggio dall’era nucleare alla digitale.
Se l’arte figurativa ha il compito di determinare col disegno le sensazioni che un’epoca ha saputo suscitare nella mente e nel cuore dell’individuo, Della Savina ha il merito di aver saputo mutuare astrazioni complesse come il comune immaginario della conquista atomica, della spaziale, o dell’ elettronica, in forme che danno emozione e sanno decifrare totalmente l’impatto storico dell’evoluzione umana.
Della Savina inizia la sua attività ai tempi di Italia 61, quando Torino vive il magico momento del boom economico, ed autoradio, tv ed utilitaria cicatrizzano le ferite della guerra. È ancora giovanissimo quando sente nell’animo il desiderio di esprimersi, e lo fa come grafico, pittore, disegnatore, insegnante, critico d’arte.
Percorre tutte le frontiere dell’arte, spesso non capito, ingiustamente tralasciato, anche se sempre stimato e valutato. Negli anni 70 presenta un libro di rara bellezza nel quale illustra i paesi del Piemonte con sicuri tratti di carboncino. È il lancio.

Il volume in questione è oggi introvabile, ma le sue illustrazioni si trovano con sorpresa incorniciate ovunque, negli studi dei professionisti, o nei saloni delle persone dabbene. Ed è negli anni settanta che entra come docente in molte scuole torinesi, compresa una prestigiosa: l’Istituto superiore di Giornalismo diretto dal prof. Piero Rossi, l’unica accademia, in quegli anni, capace di plasmare scrittori e cronisti di notevole spessore professionale, oggi colonne portanti dei maggiori quotidiani e periodici piemontesi, penne di grido dell’editoria subalpina.
Della Savina spiega l’importanza della grafica. Parla di impaginazione, di comunicazione cromatica, del perché, ad esempio, i colori del giornale “La Stampa” sono l’azzurro ed il giallo, colori della città di Torino, ma anche tinte le cui frequenze visive sanno commercialmente farsi strada nel multicolore scenario delle edicole.
Sa aggiornarsi e si impegna nelle tecniche più avanzate. Trasmette rudimenti di incisione, di litografia, di serigrafia.
Il suo studio in via Rosta 8/4 è un cenacolo di arte informale, dove la ricerca interiore ed esteriore non hanno limiti.
Ed è qui che prendono vita i suoi quadri, uno stimolo intellettuale di vasta portata, utili per riflettere, immaginare, capire. Attraversa come fulgente meteora il cielo cosmopolita della filosofia dell’arte, senza mai tradire il personale apporto che rimane, come segno di riconoscimento, in ogni sua tela, primaria o recente che sia.
I quadri di Della Savina vanno guardati lentamente: saranno queste loro tracce informali, queste geometrie euclidee o spaziali, a stabilire con l’osservatore un fatato dialogo, tipico delle opere d’arte di qualità.
Ito De
Rolandis


Le Sette Porte di
Sciavolino
La “Maison Musique” di Rivoli ha ospitato un’ interessante mostra del maestro
Enzo Sciavolino, organizzata da Monica Mantelli.
L'artista, originario di Valledolmo in Sicilia, vive da anni nel centro storico di Rivoli. Nel 2007 festeggerà 50 anni di produzione scultorea realizzata con materiali diversi: bronzo, acciaio, legno, marmo, argento, oro, terracotta, e plexiglass. Ha tenuto oltre 40 mostre personali in Italia e all’estero e partecipato a numerose ed importanti rassegne d’arte italiane ed internazionali.
Sue opere figurano in musei e in collezioni pubbliche e private.
In questa mostra, l'autore ha sviluppato un percorso artistico tra “Mito e Trasfigurazione”, lavorando su un tema particolare: “l’inganno del mondo visibile” e la ricerca dell'Unità. Un percorso suggestivo intitolato “Le sette porte”: una installazione negli spazi aperti di Maison Musique di sette sculture in bronzo per offrire la visione dell'artista su un tema che si focalizza sulla complessità dell'essere umano, e che spazia dalla nascita all’evoluzione spirituale dell’uomo, alla ricerca del ricongiungimento con ciò che è Oltre. La mostra segue un ordine di lettura esoterica che rende simbolica ogni scultura inserita nel contesto all’aperto del centro culturale.

I titoli delle opere in mostra ci permettono di seguire questo lungo percorso evolutivo che contraddistingue il mondo spirituale dell'artista, da sempre fortemente impegnato in temi sociali, e la sua produzione creativa.
Le opere si chiamano infatti “Ricercare” (1984), “L' Albero di Irene” (1992), “Incontenibile leggerezza” (1991), “L’uomo dai due volti” (1980), “Avant la torture” (1974), “Marat-Mater” (1979) e “La Questione” (1973 – 1976).
Opere fra cui è stato bellissimo passeggiare e quasi perdersi nella scoperta di quei particolari che la magia pensata e scolpita di Enzo Sciavolino ci permette di cogliere.
Se osserviamo con attenzione l'incredibile scultura intitolata “La Questione”, un'opera orizzontale di sei metri per due, eseguita fra il 1973 ed il 1976, cogliamo una serie di suggerimenti e di ripensamenti che rivelano un mondo interiore ricco di fantasia, di capacità di analisi, di occhio critico rivolto al mondo sociale, al mondo dell'uomo, essere capace di stupire per la sua generosità ma anche per la sua crudeltà. La “Questione”, grandiosa opera di Sciavolino che non ci si stanca mai di osservare, affronta infatti il tema delle emarginazioni, la “questione meridionale” che è tipica del sud del mondo: la scultura si trasforma in “uno spaccato sociale nel quale si riuniscono il corpo, lo spirito e l’anima del genere umano con la politica, il potere e l’arte”. La scultura ci appare infatti come una sorta di “convivio”, di ultima cena. Attorno al grande tavolo rettangolare ci sono i personaggi che hanno costruito il 900: con il loro potere ideologico, economico, politico, artistico. Da Gianni Agnelli a Pier Paolo Pasolini, da Renato Guttuso a Ignazio Buttita...: e chi occuperà quella sedia vuota che l'artista inserisce accanto al grande tavolo?
Bruna Bertolo


L'arte di Gianni
Verderosa
La scultura moderna oscilla tra figurazione antropomorfa ed astrazione delle forme, un movimento che ha avuto inizio negli anni sessanta quando il classicismo è stato abbandonato come forte reazione alle proposte artistiche del ventennio (1920 – 1940). Mentre l’artista d’allora proveniva rigorosamente da una scuola attenta all’anatomia, quello di oggi segue la raffigurazione pittorica (aniconica) esemplificata dalle ricerche interiori per mezzo di un linguaggio d’immediata
impressione.
A questa corrente appartiene Gianni Verderosa, con studio a Carloforte nell’Isola di San Pietro in quello splendido panorama che circonda la Sardegna.
Verderosa affronta la critica con “Faccia”, opera in marmo in grandezza naturale.
In questa scultura Verderosa esprime il bisogno di una grammatica nuova, evidente dialettica tra gesto sulla materia di matrice informale, in una ritrovata esigenza costruttiva e strutturale.
In “Faccia” si trova poi traccia di un’ascendenza primitivista con spiccata vocazione ambientale. L’opera si presenta elementare ed essenziale nella forma, traducendo in scultura la purezza di un’immagine allo stato originario. Infatti, come non vedere in questo viso lo zelo dei minatori e dei battellieri che per lustri hanno onorato Carloforte nel mondo del lavoro? Come non sentire sofferenza, onestà d’impegno, sacrificio, fatica, e tenacia?
Buona quindi la figurazione di Gianni Verderosa che assume posizione di promessa e di denuncia sociale, ripartendo dalle tradizionali premesse plastiche e realiste di un tormento spirituale.
Maurizio
Gentile

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