Ego Filosofia:
HOME
IL GIORNALE EGO

leggi il giornale EGO:
numero ZERO

2003:
numero 1
numero 2
numero 3-4
numero 5-6-7
numero 8

2004:
numero 1
numero 2
numero 3
numero 4
numero 5-6-7
numero 8-9-10-11
numero 12

2005:
numero 1-2
numero 3
numero 4
numero 5
numero 6-7-8-9
numero 10
numero 11
numero 12

2006:
numero 2
numero 3
numero 4-5
numero 6-7-8-9
numero 10-11
numero 12 

2007:
numero 1
numero 2
numero 3
numero 4-5-6-7
numero 9-10-11
numero 12

2008:
numero 1
numero 2-3
numero 4-5-6
numero 7

2009:
numero 1
numero 2-8
numero 9

2010:
numero 10

2011:
numero 1
numero 2

2012:
numero 1

2013:
numero 1
numero 2
numero 3

2014:
numero 1
 

 

 

 

Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2-3 - anno 6° - Febbraio-Marzo 2008

PAGINA 2

   "Verrà un giorno in cui alla gente non mancherà la forza, ma la volontà di fare"   
Victor Hugo

Il pigro

È duro per un pigro parlare della sua pigrizia. Ancora più duro affrontarla, entrarci dentro. 
Quando lo fa vuol dire che sta già tentando di uscirne. Ma che fatica! 
Perché se uno è pigro, lo è anche nell’osservarsi, nel volersi conoscere. Il pigro “non fa”. 
Se ne sta lì a guardare quelli che “fanno”. 
Al pigro non succede mai niente.
È impegnato a guardare quello che succede agli altri. Il pigro fa finta di niente. 
Difficile che ammetta di essere pigro. La sua pigrizia la vuole nascondere anche a se stesso. 
Però è sempre insoddisfatto. Il pigro rimanda.
Rimanda sempre: “Non fare oggi quello che puoi fare domani”, una massima a cui è molto affezionato. 
In fondo, prima o poi, comincerà a fare. 
Se lo ripete spesso e questo lo fa sentire appagato come avesse già fatto. 
E il tempo passa. E più passa, meno il pigro ha voglia di cominciare.
Si aspetta sempre che qualcuno gli venga incontro. 
Non c’è. Ha dimenticato se stesso. 
Il pigro non vive. Vegeta. 
Il pigro ha paura. Perché “non conosce”. 
Infatti non facendo si preclude ogni possibilità di sperimentare. E non sperimentando non comprende l’importanza dell’esperienza e la gioia che dà. 
Il pigro infatti è immobile mentre guarda quelli che “ce l’hanno fatta”, che “riescono”. E piano piano in lui s’insinua l’invidia, un serpente silenzioso e invisibile. 
Avvolto tra le sue spire giudica, diventa saputello, presuntuoso, arrogante, insoddisfatto. Infelice. E sempre più fermo. 
Uno può trascorrere anche tutta la vita in una gabbia così, una gabbia che impedisce l’espressione, limita i movimenti, rallenta le idee. 
Spesso il pigro è un vulcano di idee, ma non le concretizza. E qui accade che, ributtate dentro inespresse, queste provocano all’interno del pigro autentici disastri: capacità non vissute, simili a bombe inesplose di energia. 
L’interno del pigro, col tempo, ne è lacerato. Ma lui fa finta di niente.
Quanto poco amore ha per sé! 
Si ostina a tenere chiusi, a doppia mandata, talenti preziosi ricevuti in dono da una bontà infinita, talenti che, se vissuti, gli darebbero pace e lo renderebbero felice. 
Ecco perché il pigro non è mai felice. E come potrebbe? 
Il pigro è pigro anche nei sentimenti, non fa vivere il cuore. E avvizzisce.
Ah, se un bel giorno decidesse di prendere finalmente in mano le sue redini, se decidesse di assumersi la responsabilità di se stesso, se cominciasse a muoversi! 
Sentirebbe la bellezza che c’è nel movimento, la bellezza del fare, dell’esserci. 
Inizierebbe a mettere del nuovo nella sua memoria, una partenza, seguita da un cammino. 
Conoscerebbe una nuova dignità, quel rispetto di sé che non ha mai provato.
Dignità e rispetto lo porterebbero all’amore. 
Alla vita. 
È inutile girarci intorno, conosco così bene questo “pigro” perché… sono io!
Ora posso dire che basta cominciare. Cominciare a fare. Credere di più in noi stessi. 
È molto importante avere fiducia in noi stessi! 
Ora che mi sto muovendo, mi accorgo che posso recuperare il tempo perso, perché anche una piccola esperienza del mio “fare” mi riempie dentro e non c’è più posto per i rimpianti e per i giudizi. 
Ci sono solo io che partecipo alla vita. E questo è meraviglioso. 
Ora lo posso dire: Maledetta pigrizia!
Quanto male ci possiamo fare con le nostre mani! 
Riusciamo a diventare i peggiori nemici di noi stessi.

R. M.

 

Pensare

Che bello sarebbe non pensare, si creerebbero meno disastri.
Pensieri che escono da me e che rimangono sospesi dentro la mia scatola magica.
So perfettamente che con il mal pensare, creo cattiva realtà, ma a volte è indispensabile che il brutto pensato esca, e diventi un brutto creato, per essere cosciente della realtà, oppure che crei una situazione di realtà che prima nell'immaginario sembrava irrealizzabile.
Quando diventa un pensiero che si realizza, solitamente se non è al di fuori dei propri bisogni personali, diventa una realtà scomoda con la quale alla fine ne dobbiamo condividere l'esistenza. 
Senza il pensiero condizionante sarebbe tutta un'altra vita, pensare e creare per ciò che realizza il nostro cammino senza l'interesse dei propri bisogni sarebbe come ritornare a vivere nel Paradiso Terrestre dove è ambizione voler arrivare per tutti gli esseri umani, ma per raggiungere il Paradiso Terrestre mi devo denudare dei miei bisogni e delle mie debolezze impreziosite da permalosità, orgoglio e presunzione e per questo ho il tempo che vivo qui e ora non in altri luoghi.

Gene

 

Post Carnevale

Sono finite le feste ed io sono in piena crisi. 
Alzi la mano chi non lo è, soprattutto se è donna.
Anche quest’anno ce l’ho fatta: ho cucinato, ho mangiato di tutto e di più! 
E… e sì, sono ingrassata! Ben quattro chili.
Un colpo. 
Quando sono salita sulla bilancia, sembrava mi avessero acceso il fuoco sotto i piedi: non credevo ai miei occhi. 
Ma che sciocca, ho la camicia da notte addosso. Tolta velocemente, perché, forse, vana speranza: l’ago era li non c’erano dubbi. E la mia testa ha cominciato a fantasticare: immagini su immagini, sempre più grassa, sempre più disperata. 
Ma come è stato possibile? 
Prova gonna: niente da fare è stretta.
Panico, vero panico. 
Eppure non è il primo Natale che mi succede. 
Neanche quest’anno me ne sono ricordata e con grande baldanza ho ingurgitato cibo. Ed ora, come il coccodrillo, piango lacrime amare. 
Si può essere più stupidi? 
Nonostante passino gli anni cado sempre lì, i chili si possono sciogliere, ma i miei condizionamenti, le mie paure, le mie invidie, non si sciolgono facilmente. 
Devo far dimagrire e svanire la parte più brutta, più negativa che è in me; soltanto così riacquisto il mio equilibrio interiore e di conseguenza quello esteriore.

Ede

 

Osservare l'invidia

Le persone depresse sono più invidiose delle altre.
L'ho visto chiaro questa mattina, quando guardando il sorriso di mio marito, l'ho invidiato.
Lui così sereno, tranquillo e riposato, io invece accartocciata, ansiosa, depressa e con i sensi di colpa, e non dormo nemmeno bene.
Ho invidiato la sua serenità, il suo essere così tranquillo e sorridente al risveglio.
Chissà quante altre cose gli invidio, ma questa mattina l'ho proprio osservato meglio, ed ho pensato che le persone depresse, come mi sento io in questi giorni, lo sono di più.
Non me ne ero mai accorta.
Ma allora mi sono detta, con tutte le persone depresse che ci sono in giro, quanto è aumentata l'invidia che si respira nell'aria?
Ma allora la tensione che ho accumulato io e che cerco di arginare, fuori, guardando fuori da me, quanto è aumentata?
Questa riflessione mi fa' un po' paura, mi allarma, perché mi viene da pensare che viviamo in un mondo immerso nell'invidia!!
E tutti i giorni è così, e di quanta di questa non ci accorgiamo?

Gabriella

 

 

E G O
Centro Culturale di Ricerca Filosofica

via Reano 1/bis - 10141  Torino
tel. e fax +39 011 3853793 
e-mail  ego@egofilosofia.it 

- Ego ©2002-13

torna alla home page

sali ad inizio pagina