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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2 - anno 10° - Giugno-Luglio 2011

PAGINA 1

   "Le rughe dovrebbero indicare soltanto dove sono stati i sorrisi"   
Mark Twain

I sensi completano la spiritualità
L’uomo è libero quando prende coscienza di lasciar vivere l’anima

Tutti sappiamo che l'Uomo possiede cinque sensi. 
Vivere con abitudine è certamente mancanza di presenza. 
Quante abitudini viviamo ogni giorno! 
E tutte sono registrate nella memoria: il "serbatoio" della nostra esistenza.
Osservando ciò che accade nel mondo, si può dedurre con facilità che l'uomo non conosce affatto i propri sensi, ma li vive con abitudine, tralasciando il profondo significato del conoscere se stessi.
Alcuni di voi - leggendo queste considerazioni - sarà indotto a pensare che sto scrivendo un qualcosa di assurdo.
Vediamo, ascoltiamo, odoriamo, e ci stringiamo la mano sentendo l'altra.
Ogni azione viene registrata e crea un impatto, che viene assorbito dal nostro corpo: emozioni, tensioni, paure.
Purtroppo - oggi - i nostri sensi ricevono più sensazioni negative che positive.
Facciamo un esempio: pochi giorni fa la televisione ("Striscia la notizia") ha trasmesso un filmato a dir poco "raccapricciante".
Bambine dai due ai cinque anni truccate alle labbra con rossetti sfacciati, unghie impreziosite con lacche smaglianti, erano vestite con tulle da ballerine da Far West per Saloon di terz'ordine.
Ancheggiavano in quelle piume colorate, vestivano questi corpicini che si muovevano in gesti volgari come la provocante Salomè davanti al Giovanni Battista di Gustave Faubert.
La più piccola di due anni piangeva (forse avrebbe preferito un pomeriggio a base di omogeneizzati) ma la madre, determinata, era tutta intenta a proiettare sulla sua figlioletta un suo mancato desiderio, una sua frustrazione che sentiva alleggerirsi attraverso l'imposizione verso la figliola.
Qui vediamo che il pianto c'era , ma non "sentito". 
Si comprende che ognuno andava avanti con il proprio desiderio e nessuno comprendeva "l'altro".
Terribile come l'umanità non intenda gli impatti che rimangono in noi, e creano dolore, insicurezza e brutte abitudini, l'Uomo si sta sempre più impoverendo.
Quando si parla di povertà si pensa alla mancanza di benesseri materiali.
Si tratta di mancanza di spiritualità, di rispetto.
Quanti di questi impatti riceviamo ogni giorno: guerre, lotte, invidie, cattiverie.
Ragazzine e donne uccise per chissà quale raptus. 
Vi è così poco amore per la vita che è diventata abitudine la sofferenza.
Questi impatti creano squilibri nel nostro corpo, e malattie. 
I sensi sono sotto stress. 
Le orecchie sentono cose non piacevoli.
Gli occhi vedono cose brutte. 
Il tatto non vive la dolcezza. 
L'olfatto avverte olezzi di pesticidi. 
Il gusto, nonostante la quantità impressionante di libri, trasmissioni, corsi di cucina propongano piatti apparentemente eccellenti, ma lontani da quel cibo che viene esclusivamente dalla terra, tutti sappiamo che la Terra è piena di veleni.
Non ci rendiamo conto che viviamo tutto un assurdo. 
E questo "assurdo" è abitudine.
Sua Santità Papa Ratzingher non tanto tempo fa, disse una frase meravigliosa, sulla quale tutta l'umanità dovrebbe riflettere, e non mandarla nella memoria senza aver cercato di mettere in luce la profondità che merita.
Disse il Pontefice: "Se i più si comportano in un certo modo non significa che siano nel giusto". 
Quante di queste frasi vengono pronunciate. 
Dovrebbero essere oggetto di una tavola rotonda di discussione per assimilarne la profondità.
Dovremmo far di tutto per prenderne completa coscienza.
Invece si vive tutto con abitudine e gli impatti diventano realtà senza una base di supporto

Carla Orfano

 

E se non puoi la vita che desideri

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.

Costantin Kavafis

 

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