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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2 - anno 10° - Giugno-Luglio 2011

PAGINA 3

   "Sorridi come se ti burlassi di se stesso, ed avrai la chiave della felicità"   
William Shakespeare

 

Non vedevo l'ora

Non vedevo l’ora di vederli, i miei nipotini!
Nonna, nonna!” e Matteo mi è saltato in braccio in un impeto di baci.
Quanta tenerezza!
Mi sarei messa a piangere e non so bene per quale motivo, ma avevo un poco il nodo in gola.
L’altro piccolo mi viene incontro con il ciuccino in mano e m’invade il viso con il suo bacino un po’ bagnato, ma tanto caro comunque.
Un bacio di qua ed uno di là e ti vanno via i pensieri no e le tristezze. 
Loro sono lì per me ed io per loro e spero di poter dire loro sempre una parola buona ed una giusta spiegazione ai loro perché.
La spiegazione ai perché ho capito che può essere valida solo se tu diventi bambino come loro, se ti cali completamente in ciò che può essere logico per un bambino, sperando anche che, in quel momento, ti arrivino da dentro le parole giuste.
E’ una grande responsabilità parlare ad un bambino, perché una parola può creargli un condizionamento che gli durerà per la vita ed un’altra, invece, può incoraggiarlo o toglierlo via da una paura colta al volo.
Il lavoro del nonno non è poi così semplice e facile: è un impegno fisico di tempo, di attenzione e di presenza.
Non puoi dare un’occhiata e basta, tu devi esserci sempre con il corpo ma soprattutto con il cuore, con lo slancio di quell’amore che arriva dritto al cuore di un bambino, che cerca quello, che vuole quello, che è assetato di attenzioni, di abbracci e di carezze.
In un mondo di tristezza, i fiori ma soprattutto i bambini sono un polmone di aria fresca e pura per poter andare avanti nel vivere anche se, d’altro canto, la paura che il loro futuro sia un disastro ti riempie d’angoscia.
Si può solo sperare e pregare Iddio che l’uomo rinsavisca ed intanto crescere con i nipotini a fianco.
Baci a Matteo e Gabriele da nonna.

Giugia

 

L'albero genealogico

Già, l' "Albero Genealogico", chissà perché all’improvviso mi è venuta questa frase.
Nel mio albero genealogico ci sono i nomi dei miei nonni, delle mie zie, dei miei zii, dei miei numerosi cugini, dei mie genitori, il mio, quello di mia sorella e delle mie nipoti. 
E’ un albero abbastanza pieno di rami, di radici, di foglie, veramente poche foglie ma tante radici, tanti rami, rami grossi, rami piccoli, tutti però scuri, come vengono disegnati nei libri, eppure non ci sono solo i nomi, perché in quell’albero genealogico io vedo ben altro, vedo altro, vedo e sento dentro di me quello che ho sentito, che ho visto, che ho vissuto, che ricordo, anche gli odori ricordo, gli stati d’animo.
Che importanza hanno i nomi delle persone, quando quello che vedo affluire, che è affluito come una linfa vitale, all’interno di quell’albero, di quelle radici, di quei rami ha altri nomi, ben altri nomi, sono l’invidia, la prepotenza, l’arroganza, il potere, l’orgoglio, l’orgoglio tutto maiuscolo, grosso, l’ira, la furia, la ribellione, le urla, i pianti, le voci alte, le voci sommesse, le chiacchiere, le maldicenze, i giudizi spietati, le condanne, le ingiurie, le maledizioni, l’odio, il rancore, i dispetti, le violenze, ogni espressione di cattiveria, l’interesse, i soldi, i pochi soldi, la miseria, la fame, i molti soldi ostentati da chi li aveva, unico suo argomento di vanto, di miseria morale, ecco tutto questo domina nel mio albero genealogico, e così poco amore, anzi pochissimo, pochissima tenerezza, rara tenerezza, rare parole dolci, di dolce c’era solo lo zucchero nel pane bagnato.
Bene, ho visto tutto questo, ho capito tutto questo, ma ora basta.
Non posso rinnegare il mio albero genealogico, non posso cancellarlo, non posso condannarlo, altrimenti mi farei ancora del male, ma ho il dovere di comprenderlo e superarlo, uscirne fuori, non farmi dominare, non farmi schiavizzare, non farmi opprimere, perché io voglio vivere, tenendo conto di tutto questo, ma con il dovere di andare oltre, verso l’amore per me, verso il rispetto per la mia esistenza, la dignità di me. 
Loro continuino nella loro strada, non mi importa, ma non devono disturbare più la mia, perché la mia è la mia e solo io posso comprendere la mia, come io posso, ma andare sempre oltre.
Esisto, mi nutro, respiro, mi muovo, vivo, cammino, creo, non più rami neri, neri striminziti, ma verdi pieni di foglie, di gemme, di fiori, di frutti, i miei frutti.
Negli alberi selvatici si fanno gli innesti, bene, ora io questo devo fare, rinascere con un bell’innesto che mi faccia rinvigorire, rifiorire verso una vita nuova, con gemme e foglie nuove. 
Questo è il mio dovere e così devo andare avanti.

Gianna

 

 

Passe-partout

Riuscire a passare attraverso tutto questo e rimanere abbastanza in sé. 
Questo è l'uomo che lo può fare . 
In tutto questo si possono comprendere delle cose. 
Il valore dell' uomo che nasce e muore. 
Il valore delle persone che gli stanno attorno. 
La forza della famiglia che non avevo mai preso in considerazione così.
L'importanza di quell' equilibrio, di quel benessere, che attraverso il sapere-vedere ci preserva il corpo.

 

 

 

Vincenzo Bene

E' tutt'attorno ciò che può farmi del male.
L' uomo deve comprendere
profondamente cosa succede,
i pensieri del mondo circostante.
Per avere pace in sè.
Quello che ho dentro io è solo mio.
Devo fare i conti con tutto
quello che c'è intorno
perchè vivo li'.
A volte è pesante ma
in me rimane saldo quello
che sono veramente.
Anche perchè non c'è proprio niente da fare.
Comprendere che è sempre
un' occasione per imparare
qualcosa a volte è difficile.

 

 

 

Le allieve della pittrice Magda Casetta

 

 

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