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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2 - anno 10° - Giugno-Luglio 2011

PAGINA 6

   "Sorridi da vivo, perché da morto c'è poco da ridere"   
Omero

Jean Jacques Rosseau
il filosofo del Risorgimento

Ispiratore della Rivoluzione Francese scrittore e filosofo svizzero (1712-1778) calvinista fu acerrimo critico della società moderna. Sostenne che "tutto degenera nelle mani dell'uomo".
Di conseguenza si domanda - la storia è progresso oppure decadenza?
Se è vero che l'uomo nasce buono e diventa vizioso solo per il cattivo influsso della società in cui vive, la riforma dell'educazione può diventare lo strumento adatto per creare un’umanità nuova e migliore.
Scrisse Emilio, un libro che riassume tutto il suo pensiero filosofico.
Emilio è la storia di un fanciullo educato secondo natura, ossia lontano dalla corruzione della vita civile, isolato dal contatto con i coetanei, in una tranquilla villa in campagna in diretto contatto con l'ambiente naturale e sotto la guida di un educatore discreto.
Il maestro, infatti, non deve insegnare alcunché in modo diretto, ma limitarsi a facilitare il rigoglioso sviluppo spontaneo dell'allievo.
Così, sviluppando l'istintiva curiosità di Emilio verso i fenomeni naturali, l'educatore riuscirà a trasmettere il pensiero scientifico senza distruggere la naturale bontà del ragazzo, che progredirà anche dal punto di vista etico semplicemente riflettendo sulle proprie esperienze.

Le parole di Rousseau

La civiltà moderna crea un mondo artificiale falso e corruttore.
Tutto è bene uscendo dalle mani dell'Autore delle cose, tutto degenera nelle mani dell'uomo. Egli sforza un terreno a nutrire i prodotti propri d'un altro, un albero a portare i frutti d'un altro; mescola e confonde i climi, gli elementi, le stagioni; mutila il suo cane, il suo cavallo, il suo schiavo; sconvolge tutto, altera tutto, ama le deformità, i mostri; non vuoi nulla come ha fatto la natura, neppure l'uomo; bisogna addestrarlo per sé, come un cavallo da maneggio; bisogna sformarlo a modo suo, come un albero del suo giardino. Senza di ciò tutto andrebbe peggio ancora, e la nostra specie non vuoi essere formata a mezzo.

I costumi sociali corrompono il pensiero dell'Individuo.
Nello stato in cui ormai le cose si trovano, un uomo, abbandonato a se stesso fin dalla nascita, sarebbe fra gli altri il più alterato di tutti. I pregiudizi, l'autorità, la necessità, l'esempio, tutte le istituzioni sociali in cui ci troviamo sommersi, soffocherebbero in lui la natura e non metterebbero nulla al suo posto. Essa si troverebbe come un arboscello che il caso fa nascere in mezzo a una strada, e che i passanti fanno perire presto, urtandolo da ogni parte e piegandolo in tutti i sensi.

Solo l'educazione e la cultura possono salvare il pensiero dell'uomo.
Noi nasciamo deboli e abbiamo bisogno di forze; nasciamo sprovvisti di tutto e abbiamo bisogno di assistenza; nasciamo stupidi e abbiamo bisogno di giudizio. Tutto quello che non abbiamo dalla nascita e di cui abbiamo bisogno da grandi, ci è dato dall'educazione. Questa educazione ci viene o dalla natura, o dagli uomini, o dalle cose.

La natura educa i sensi, l'insegnamento la mente, l'esperienza il comportamento.
Lo sviluppo interiore delle nostre facoltà e dei nostri organi è l'educazione della natura; l'uso che ci s'insegna a fare di questo sviluppo è l'educazione degli uomini; l'acquisto della nostra e-sperienza sugli oggetti che ci commuovono è l'educazione delle cose. Ciascuno di noi è dunque educato da tre specie di maestri.

Una corretta formazione integra i tre momenti educativi.
Il discepolo, nel quale le loro diverse lezioni si contraddicono, è male educato e non si troverà mai d'accordo con se stesso: colui invece nel quale tali insegnamenti cadono tutti sugli stessi punti e tendono ai medesimi fini, è il solo che proceda verso il suo scopo e viva coerente a se stesso.

 

 

La'

Ma quando sono qui presente? 
Io sono sempre là, il corpo è qui ma io sono là, qui non ci sono. 
Inizio a rendermi conto cosa significa però “andare là”, l’andare là mi riporta qua, l’andare là unisce il mio corpo con me stessa. 
Più vado là quando sto male più torno qua. 
Quando ero piccola sognavo di viaggiare, sognavo di andare via, ma questo non mi faceva tornare in me, aumentava solo la mia non presenza, fuggivo dal qui ed ora. 
L’andare là, quando sto male , mi spiega perché sto male, perché sento delle cose che non hanno senso qui ed ora, spiega perché mi sono sempre sentita sola, perché da piccola mi sentivo diversa, perché avevo paura di essere lasciata in giro, l’andare là mi aiuta a diventare “una” e non tanti pezzi divisi che soffrono.

M. B.

 

 

I desideri

I desideri non finiscono mai, piccoli, minimali, insignificanti, importanti, enormi, irraggiungibili, costosi e economici, i desideri di oggetti, di cose, più o meno importanti, ma sono continuativi e via uno dietro l’altro… ma quanti braccialetti ho? 
Ne ho tanti che non mi ricordo neanche più di averli!
Eppure, quando li ho comprati, è perché li desideravo. 
Li ho visti, li ho desiderati e poi li ho comprati, ed ora, pulendoli, mi sono accorta di quanti siano e non mi ricordo dove li abbia comprati. 
Eppure quando li ho comprati li ho desiderati, ho pensato di comprarli e in quel momento il desiderio me li ha fatti vedere indispensabili, il quel momento se non li avessi comprati ci avrei pensato in continuazione e sarebbe diventato un peso non averli, avrei pensato che la mia infelicità dipendesse dal non avere quei braccialetti.
Carla dice che i desideri vanno realizzati, certo che se non avessi comprato quei braccialetti li avrei ancora dentro, invece ora li guardo e penso: ma dove cavolo li ho comprato, perché li ho comprati, a cosa mi servivano tutti quei braccialetti! 
Ma posso dire questo solo perché li ho comprati e quindi non li ho più nella mia testa, sono svaniti come neve al sole.

M. B.

 

Il Condizionamento 
non ti fa Ascoltare

Ieri ho proprio visto quanto sono sempre dentro a un mio vecchio condizionamento.
Ogni tanto mi sembra di averlo perso, poi lo ritrovo e ci ricado ancora.
Ieri ho visto bene la mia ottusità e ho visto anche che, purtroppo, sono uguale a mia madre.
Non so se mi ha colpito di più vedermi nel condizionamento o vedere che sono proprio uguale a lei. 
Non so. 
Pensare di essere uguale a lei mi secca parecchio, proprio perché di lei è una delle cose che mi crea più ribellione, una delle cose in cui mi rivedo.
Testarda. 
Sono testarda, ferma come un mulo nella mia idea che faccio diventare convinzione, una convinzione che mi va contro, che mi ferma, perché mi sono già data la risposta.
Parlo del problema ma in fondo ho già in testa la mia risposta.
Carla mi ascolta, mi parla e mi dice le cose giuste che le sgorgano per me e, se non fossi già condizionata dalla mia idea, se mentre parla tacessi il mio pensiero, le sue parole entrerebbero col suo amore e andrebbero a fare chiarezza dentro di me.
Invece no, sono così incosciente in quei momenti, così fuori con la risposta che mi sono già data, che neanche mi soffermo sul suo messaggio, non prendo quello che mi viene donato, lo lascio andare e così lo perdo. 
E lei dopo mi spiega anche perché faccio così. 
Mi dà un ulteriore possibilità di capire.
Non so cosa si potrebbe ricevere più di così, non so quale aiuto più di questo.
Non farne tesoro sarebbe proprio come sprecare un dono, un sacrilegio verso me stessa.
Sono dura come mia madre in certi momenti, ma lei la sua durezza se la porterà con sé, senza aver compreso. 
Io ho la fortuna di poterci lavorare su, di lavorare sui miei condizionamenti dalle radici vecchie, forse anche prima della culla.
Questo che ho riconosciuto ieri sono io, perché l’ho visto agire in me e sono contenta di averlo visto più chiaro delle volte precedenti.
Un condizionamento che si è sempre insinuato senza rumore e ora lo voglio tenere d’occhio, insieme a tutto il resto.
Di una cosa sono sicura, che voglio andare avanti, non mollare, non lasciarmi fermare dagli ostacoli e da quelle paure che, con la mia cocciutaggine, rischio di rendere insormontabili.

A. M.

 

 

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