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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 3  anno 18° - Dicembre 2019 - Gennaio 2020

PAGINA 2

   "Il Natale non è un evento, 
    ma una parte della tua casa che porti sempre nel cuore"    
Freya Stark

cervello

Osservare il pensiero
per conoscere noi stessi

Ogni cosa a suo tempo, ogni cosa ha il suo tempo, dovrebbe essere sempre così, invece mi accorgo che il mio fare in quel momento viene disturbato da una successione veloce di pensieri che non c’entrano assolutamente niente con quello che sto facendo, pensieri diversissimi uno dall’altro, in una successione veloce, velocissima, che mi portano velocemente in altre situazioni che ho nella memoria, in altre realtà che non c’entrano niente con quello che in quel momento sto facendo. E questi pensieri mi disturbano, li vedo che scorrono velocemente nella mia testa. Alcuni mi mettono ansia e non riesco ad essere pienamente presente in quel fare, in quel determinato tempo. 
Tempo disturbato dai vari pensieri fulminei che si accozzagliano veloci nella mia testa, rubandomi l’attenzione necessaria a quello che sto facendo e così non mi rendo pienamente conto del tempo reale che ci vuole per fare, per terminare ciò che sto facendo. 
Se guardo l’orologio, vedo che è un tempo limitato a pochi secondi, ma nella mia testa quel tempo si dilata e diventa un tempo molto più lungo, non controllabile. 
Vedo i miei pensieri e mi dico ma perché mi disturbate, ora non è il momento, non è il tempo di pensare a voi. Che poi sono pensieri scaturiti da una frase appena sentita, da una telefonata ricevuta, da una situazione vissuta e ricordata all’improvviso, da un’altra cosa che aspetta di essere fatta, a suo tempo e non ora, e mi accorgo che tutto ciò mi ruba energie ed attenzione e mi rende faticoso terminare anche quella semplice azione che in quel momento sto compiendo, che sarebbe molto semplice e veloce da portare avanti se non venissi disturbata dai fulminei pensieri che mi assalgono, quasi tutti, anzi, tutti dolorosi. 
Ne arrivasse almeno uno bello, sereno, rasserenante, no, arrivano in massa tutti gli altri che aggiungono solo sofferenza a sofferenza. E tutto questo lavora dentro di me, continua a lavorare dentro di me mentre faccio quello che sto facendo, come il semplice raschiare una carota per il minestrone che mi sto preparando per la cena.

Gianna

 

 

Lasciare alle spalle
i condizionamenti

Stavo leggendo un libro dove qualcuno consigliava alla protagonista "di lasciarsi amare".
Questa frase mi ha colpito, mi ha fatto pensare a come anch'io sono così ferma nella mia posizione di attesa. Ho sempre solo aspettato, pretendendo che l'amore fosse come volevo io, senza mai tenere veramente conto degli altri. Gli altri che danno quello che hanno.
"Quello" che io però non ho mai riconosciuto ma criticato ed anche rifiutato perché non era quello il mio bisogno. Solo crescendo ho visto che io desidero in base ai miei bisogni, ai miei vuoti ed è veramente impossibile che qualcun'altro riesca a soddisfare, a riempire i vuoti e le mancanze che nemmeno io conosco. 
Io sento disagio, vuoto, frustrazione, rabbia e ribellione. 
Immobile nella mia attesa, nello smarrimento dell'ignoranza del mio io con la zavorra di condizionamenti immagazzinati incoscientemente che ora sono la mia realtà. 
Una realtà fatta di abitudini anche dolorose che senza uno scossone ben guidato continua a vegetare anziché vivere. 
So che si può; con l'aiuto prezioso e determinante di Carla l'apparato di può smantellare.
Grazie, sempre. 
Si parla sempre di amore, sempre come un qualcosa che ci è dovuto, che viene da fuori ma se non imparo io a conoscerlo, cominciando da me non saprò mai riconoscerlo. 

Giò

 

 

Quel tepore dentro

Piove e mi sento felice per questa pioggia.
Mi fa godere del tepore della mia casa, lo stesso tepore che mi sento dentro, che però non dipende dai termosifoni accesi.
È che ora sento veramente di “esserci” nella mia vita, nonostante i problemi che si presentano. Nonostante questo, comincio ad apprezzare la vita in tutto ciò che mi dà. Mi ha dato tanto ma, proprio perché non me lo sono guadagnato, non l’ho mai veramente apprezzato e riconosciuto come dono.
Ora mi commuovo se penso a tutto il tempo impiegato a guardare gli altri., aspettando di ricevere dagli altri quel tepore che sento ora.
Non so perché ma in questo momento mi passano davanti i compleanni, i numeri degli anni, quanti anni hai? Gli anni che ho. E mi viene da ridere se penso a quanta importanza diamo, a quanta ne ho data io, allo scandire del tempo…oh Dio! Ma ne ho già 60…e poi in un attimo 70.
E ora è come se per me il tempo si fosse fermato qui nel presente quando il 2 Agosto di quest’anno ne ho compiuti 71, i miei magnifici 71 anni! Mi commuovo perché quest’anno, per la prima volta, c’ero anch’io perché mai come ora ho sentito il significato e l’importanza della vita, di questa unica e meravigliosa opportunità che ho e che molti non hanno più, per comprendere e per migliorarmi.
Un dono di inestimabile valore.
Stare con me mi fa bene, da nessuna parte si sta così bene, come se non avessi bisogno dell’altro.
Una cosa che non so spiegare e che mi riempie fino ai bordi e anche oltre i bordi e me la ritrovo anche fuori, dove ci sono i problemi.
Però un conto è viverli con questo tepore dentro…e un conto è quando li vivi nel freddo di te stesso, un freddo che conosco, che appanna gli occhi e non ti fa vedere.
Puoi stropicciarti gli occhi fin che vuoi. Solo accendendo la tua fiammella dentro, solo così ci sarà “tepore”.
E allora la mano, come una carezza, scorrerà sui vetri appannati e potrò vedere di nuovo nitido.

Rosanna

 

 

La musica dell'amore

Se pensi alla vita, alla difficoltà, alla conseguenza che tutto questo ci porterà alla morte, ti chiedi cosa sia il senso della vita terrena, delle difficoltà, delle incomprensioni, delle azioni senza coscienza, del lungo cammino della comprensione verso di te.
Ti chiedi il senso di tutto questo tempo che ti è dato e che non sai conservare come l’occasione o il senso di questo tempo.
Quale senso ha la vita terrena, perché c’è la nascita di un embrione che diventa uomo che poi và nella vita a conoscere più tristezza e solitudine che vicinanza a sé stesso. 
Nato solo, condotto solo, avvicinato al tempio di sé stesso solo e solo a noi stesso, a te stesso e 
concesso il tempo della possibilità di riconoscersi, di avere coscienza, luce e sviluppo.
A cosa serve tutto questo.....
…serve al tempo dell’evoluzione di sé stessi
…serve a comprendere che sia bello vivere, vedere, sentire
…serve ad amare, a ridare dono di ciò che si è compreso e donarlo
…serve a respirare e sentire profondamente
…serve a far vivere quell’unità di luce che è l’anima che non è rivolta al fisico ma solamente all’atto creativo dell’evoluzione 
…serve a creare il silenzio interiore che è il solo luogo che ci lascia liberi, dove si incontra quell’’unita di luce quella connessione non terrena ma esposta all’aria libera, sospesa senza gravità ed atmosfera terrena.
Cosa è questa vita che poi passa verso la sofferenza della vecchiaia sé non hai saputo mettere in atto i gesti giusti, le coscienze, le intenzioni, il percorso di vita onesto e sensibile.
Cosa è questa porta della sofferenza prodotta dalla memoria piena che riporta sempre il dolore che poi si manifesta nel corpo, nell’erosione del corpo.
La memoria compie i passi sul tuo corpo, erode le parti che non sono state comprese dal tassello della coscienza, sostituisce il dolore dell’incoscienza che hai costruito sul tuo corpo.
Non siamo più silenzio ma una terribile costruzione di rumore, materia, spazzatura, che non ci permette più di avvicinarci al silenzio di noi stessi.
Bisogna essere vigili di questo enorme rumore, né siamo avvolti, solo il ritmo musicale si rivolge a noi per ristorarci di richieste che facciamo all’esterno.

Il cielo si ritiene visto se tu ti avvicini a te.  

Nicola

 

 

 

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