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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 3 

 anno 13°

Dicembre 2014

PAGINA 7

   "Il Natale è quel periodo dell'anno in cui 
   la gente scende nel rifugio della famiglia"   
Byrn Rogers

Il mio Natale speciale

Si sta bene alla Ego, lavoriamo bene ed è la nostra famiglia, ci “sentiamo”, siamo in sintonia e questa sintonia ce la portiamo dentro, a casa e con gli altri, è un dono del cielo.
Stamattina mi sono alzata molto presto, mi piace quel silenzio della mattina presto, l’aria frizzante, io sono sveglia, con una gioia che mi pervade. Quell’energia bella che ho dentro quando è dentro, che mi fa sentire nel mio presente, la vita davanti, mi sento giovane, senza tempo: quando sono “dentro”. Invece mi osservo quando l’energia bella mi abbandona, esce da me e sento un vuoto e in quel vuoto c’è solo un pensiero di negazione, di inutilità, di abbandono. Il mio pensare negativo è il responsabile di tutto questo, mi toglie la gioia e mi toglie l’energia per fare. Senza la mia energia bella è un vivere inutile, sto proprio osservando questo, come il passaggio veloce “dentro e fuori” di me, mi lascia senza energia e alimenta sempre più il pensiero negativo.
Ma accanto a noi c’è Carla, con la sua chiarezza, a cogliere il nostro disagio e a portarci a comprenderne la causa. C’è lei, con la sua conoscenza, la sua positività, l’amore che ha dentro e che si espande, Amore chiama Amore, che bella creatura, che anima bella! Noi abbiamo la fortuna immensa di averla accanto, avere accanto lei, proprio noi, proprio io l’ho incontrata!...Eccome se Dio esiste! Se lo cerchi. Penso a tutti quelli che non sanno dove andarlo a cercare. Pensare che non si deve fare tanta strada, come racconta un’antica leggenda indiana: l’ultimo posto in cui l’uomo lo va a cercare è DENTRO DI SE’. E la gioia di Carla è proprio far conoscere questo “posto” a più persone possibile: farci conoscere la strada per incontrare noi stessi. Chi lo vuole ci arriva, “chiedi e ti sarà dato”, “bussa e ti sarà aperto”. Quando cominci a provarlo ti viene il desiderio incontenibile di espanderlo, ma spesso ti accorgi di gridarlo ai sordi e all’inizio questo può farti sentire solo con il tuo amore. Vedi tanto dolore intorno e tanto smarrimento, ma a volte, più di tanto, non riesci a fare. Non è facile, vedo quanto tempo mi ci è voluto per uscire dal “mio” smarrimento. 
Ecco perché nella nostra Ego stiamo così bene, c’è una comunione unica e speciale.
Fra un po’ è Natale, ma per noi è come fosse sempre Natale, ogni volta che comprendiamo qualcosa è come una nascita dentro di noi. E mi dispiace per quelli che non vivono la gioia di una nascita, perché vorrei che fosse così tra la gente, così per tutti.

Rosanna

 

La vera storia di un angelo

Una volta il cielo era pieno di angeli, serafini e cherubini che si divertivano da matti a giocare a palla fra di loro e a nascondino dietro le stelle.
Quando erano in vena di fare scherzi, andavano dal Signore, gli tiravano i riccioli della barba e se la svignavano ridendo.
Lui, il Signore, borbottava e faceva finta di rimproverarli, in verità se la rideva sotto i baffi. 
Quegli angeli erano tanto belli e simpatici che era proprio difficile arrabbiarsi con loro.
E così i nostri angioletti continuarono a trascorrere le loro bellissime giornate fra le stelle, le nuvole, il sole e la luna.
Però, un giorno qualunque, un gruppetto di angeli cominciò a fare brutti scherzi ai propri compagni di gioco.
Mentre giocavano a pallone gli facevano gli sgambetti e gli davano dei violenti spintoni, facendoli ruzzolare malamente in mezzo alle stelle e quando, invece, giocavano a nascondino, gli piombavano alle spalle, gli strappavano le ali e li morsicavano sul collo.
E questo si ripeté per diversi giorni, tant’è che i loro giochi si trasformarono in campi di battaglia, con urla, spinte, rimproveri, botte e morsi.
Il Signore, che da lontano e in silenzio aveva osservato queste baraonde, chiamò a raccolta tutti gli angeli e separò i due gruppi, da una parte i buoni, che erano i più numerosi, e dall’altra i cattivi. 
S'alzò dalla sua maestosa poltrona, s'avvicinò al gruppetto dei cattivi, con sguardo severo li osservò ad uno ad uno e…... con un poderoso calcio li buttò giù dal cielo!
E quei cattivacci cosa fecero?
Come saette si piombarono sulla terra, s'intrufolarono fra i capelli degli uomini, si nascosero dietro le loro orecchie e si misero ad istigarli contro i propri simili.
Purtroppo trovarono molte orecchie attente e sensibili alle loro voci e così sulla terra si diffusero la maldicenza, la gelosia, l’invidia, l’odio, la superbia, l’orgoglio, la prepotenza, il potere, la violenza, la guerra!
E in cielo cominciarono ad arrivare gli echi di tutto questo. 
Allora il Signore prese un gran cannocchiale e si mise ad osservare attentamente quello che succedeva sulla terra. Ciò che vide fu tremendo!
Immediatamente convocò gli angeli buoni e disse loro “quei mascalzoni che ho cacciato a calci se ne sono andati sulla terra e laggiù hanno realizzato quello che non erano riusciti a fare quassù.
Ora voi, per favore, andate anche voi sulla terra, affiancatevi al maggior numero possibile di uomini, donne, vecchi e bambini, proteggeteli da quei tremendi diavoli e aiutateli a vivere secondo il loro cuore ”. 
Così gli angeli buoni fecero i bagagli e si trasferirono sulla terra. Ognuno di loro si nascose nel cuore di una persona e l’aiutò a fronteggiare tanta malvagità, a vivere meglio ed anche a sorridere. 
Non solo per sé, ma anche per quelli che ebbero la fortuna di vivergli accanto.
Ed uno di quegli angeli sei tu!

Jana

 

 

Più vado avanti

Più vado avanti e più mi rendo conto di quante migliaia di ricordi ho dentro, che da un po’ si danno da fare per farsi vedere, per farsi sentire, per disturbarmi. Ben venga il loro disturbo, così ne posso parlare, ne voglio parlare, perché ho visto che più ne parlo, meno loro mi disturbano, facendola da padroni nella mia vita presente. 
Perché quando loro affiorano, non è che se ne stiano buoni e tranquilli, no, si riportano appreso tutti i miei stati d’animo, gli stati d’animo dell’altra persona legata a quei ricordi, almeno quelli che io penso che avesse quella persona in quel momento, come li ho intesi io, secondo lo stato d’animo che io avevo in quel momento. 
Ricordi che si portano appresso anche i rumori, le parole ed anche gli odori. Tocco un oggetto e voilà parte il film tutto compreso, senza sconti di fine stagione, senza saldi, tutto compreso. Ed io ripiombo lì, in quel passato, in quel momento, senza poter far niente. Certo che con la testa lo so che non mi devo far avvolgere dal dolore, dalla malinconia, dal rimpianto del non capito e dal senso di colpa. 
Con la testa è facile, tutto è facile, ma dentro, nel profondo di me, è una battaglia. E mi accorgo che non sono più padrona di me, ma sono loro padroni di me. E questo mi da tremendamente fastidio, ma è la realtà che non voglio nascondermi, altrimenti non ne esco più fuori. E non posso certo dirmi, dire a loro, state buoni lì e non datemi fastidio, no, loro non se ne stanno buoni affatto, anzi, mi disturbano ancora di più, perché poi ritornano quando meno me l’aspetto, se non con quell’oggetto, con un altro e con un altro ancora. Certo, quegli oggetti non sanno che trambusto creano in me, ci mancherebbe altro, ma io so perfettamente tutto quello che ricordano in me, tutto in me. 
Tocco, vedo, sento, sto male, mi giudico e sto ancora più male, diabolico meccanismo! E tutto questo è un’ulteriore conferma di quella grande scritta che c’è sulla parete della nostra Ego, quanto l’essere umano è legato alla propria sofferenza. 
Ed ogni volta la capisco meglio, ne comprendo meglio ogni singola parola di quella frase, ogni volta un aspetto in più, perché il legame è una catena pesante, propria è mia, mia e non di un altro. Ed io voglio andare avanti per segare, tagliare ogni volta un anello di quella catena, altrimenti, ho capito oggi più di ieri, oggi più di avantieri, che sciupo la mia vita, dono meraviglioso.

Gianna

 

 

Patrimoniale o depressionale?
La ricchezza da difendere è dentro ad ogni uomo e non va umiliata

Un patrimonio che è propria estensione codice genetico, parola già scritta, voce personale, scrigno che si manifesta.
Patrimonio, patrimonio creato da azioni, intendimenti, intuito, applicazioni, volontà, dedizione, pulizia, silenzio, rapporto con le cose, il tutto riconoscenza, vista, sguardo.
Patrimonio. Patrimonio della riconoscenza del battito, presenza dell’unione della realtà di se stessi che diventa patrimonio, fonte di ricchezza e a questa ricchezza qualcuno, con la mente della povertà, qualcuno vuol toglierne il vanto, il respiro della predisposizione riconosciuta, e da qualcuno arriva una tassa a questo patrimonio.
Un patrimonio che è relazione insita in noi. Gratuita voce solamente da riconoscere, da non portare a depressione, senso riconosciuto, conquista, patrimonio vero, affinità , realizzazione…
Ed allora questa realizzazione viene presa e messa al bando, quasi come una colpa, affinità da deprimere, tassare, avviluppare ad un sistema, ad un coinvolgimento burocratico.
Deprimere, urtare, quasi violare nell’identità che con grande difficoltà viene messa in azione, nella prima vera difficoltà di riconoscersi, capace di esistere. Di riconoscere il proprio patrimonio, l’originale patrimonio che esprimendosi semplicemente diventa ricchezza.
Ed è questa la ricchezza che non è colpa ma semplicemente volontà, per ritrovare il messo in essere per davvero, il risvegliato del patrimonio umano che si realizza in vita.
Tenue, silente, agganciato a se, patrimoniale o depressionale? 
Direi patrimonio e matrimonio di se. 

Nicola Cocino

 

 

 

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