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Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1 - anno 13° - Marzo 2014

PAGINA 6

   "Di una grande fama rimane sempre l’ombra"   
Cesare

A Messa

Bambini a messa. Ridono. Si guardano l’un l’altro. 
Mi sono vista quando ero piccola e frequentavo tanto la chiesa. 
Guai se non andavamo a messa in famiglia, mia mamma si arrabbiava, ci faceva il muso, per lei non andare a messa era un sacrilegio. 
Quanti sensi di colpa se qualche volta non andavo e a lei raccontavo una bugia.
Ma che cosa ne capivo delle parole del prete, dell’omelia, la trovavo così noiosa, nessuno che ti spiegava niente o ripeteva. 
Le parabole le vivevo come dei racconti niente di più. 
Oggi a distanza di 50 anni ne capisco un pezzo in più solo perché Carla spiega il significato di certe frasi. 
La comunione poi stavo attenta a non masticare l’ostia, perché guai a farlo, quello era il corpo di Gesù e l’ostia bisognava solo farla scivolare giù piano piano in gola. Quanti condizionamenti! 
Nella mia memoria c’è anche questo e quando metto piede in chiesa il mio pensiero va lì, alla mia immagine di bambina, che se per caso si distraeva nel banco o parlava con la vicina arrivava anche uno schiaffetto sulla spalla dalla catechista! 
Che tenerezza. 

Marisa

 

Frullato di sentimenti

Penso che il 2013, tra le cose belle vissute, abbia importanza per un fatto nuovo: grazie al lavoro interiore ho iniziato ad accorgermi dei miei mal di pancia, nodi alla gola e cambi d’umore. 
Prima queste sensazioni erano come carote frullate nel passato di verdura. 
Le vivevo con abitudine, non mi rendevo conto di provarli, soffrivo e basta. Come se fosse tutta normalità. 
Ora mi accorgo più spesso di quando qualcosa cambia dentro di me…. 
Non succede sempre, e non so bene neanche la causa, ma ci arriverò piano piano. 
Il mal di pancia più frequente è quello che mi prende quando mi sento esclusa. Esclusa da qualche situazione, da persone che non mi coinvolgono nel fare qualcosa, quando mi sento lasciata da parte… mi si secca la bocca e mi prende mal di pancia. 
Da bambina spesso provavo quella sensazione quando mi sentivo dimenticata ed esclusa dai miei genitori, quando mi prendevano in giro, o quando parlavano di cose che non potevo capire. 
Oggi so che, a modo loro, mi adorano, che non era loro intenzione escludermi ma era una mia sensazione: tutto iniziava e finiva nella mia testa. 
E ancora oggi, tutto inizia e finisce nella mia testa. 
Chi mi assicura che realmente mi si stia escludendo o che stia facendo tutto da sola?

Caterina

 

Domenica non è martedì

Domenica, è giorno di festa, ma in realtà è un giorno da vivere come gli altri. 
Pensieri. 
Il mio modo di pensare che cambia e così parlando di situazioni passate mi esprimo ed espongo il mio punto di vista in modo tranquillo e rilassato e mi accorgo che tutta la rabbia ed il risentimento vissuti ieri oggi non ci sono più. 
Li conosco, mi hanno accompagnato per tanto, da sempre. Ma ora non pesano più. 
Una conquista verso la libertà. Le catene frenano, le corde stringono, ma solo se io gli do spazio. Se do spazio al mio cuore tolgo lo spazio ai condizionamenti soffocanti.
Sono molto fortunata ad avere questa opportunità di volare. 
Ho sempre sognato di viaggiare, conoscere, vedere. Ho viaggiato molto, conosciuto realtà diverse, ma il viaggio più appagante è la conoscenza di me. 
Me, così vicina eppure così lontana e sconosciuta. 
Piccole sfumature che assaporandole mi cambiano la vita e mi fanno essere protagonista e responsabile.

Giò

 

Ascolto, quindi esisto!

Non è mai troppo tardi… e qui mi fermo perché per un attimo ho pensato al passato, a quanto tempo “passato” senza comprendere e mi senti salire un po’ di commozione. 
Ma poi penso che, di fronte all’eternità, tutto questo non conta. Importante è ciò che comprendo ora, che vivo ora, il punto in cui sono ora, il mio presente. E nel mio presente c’è che sto finalmente cominciando a comprendere cosa vuol dire ASCOLTARE, l’importanza dell’ascoltare. Proprio io che, quando un altro parlava, avevo già il piedino che batteva per poterlo interrompere e parlare io…ci sarebbe quasi da ridere, ma solo per non piangere.
Ce n’è voluto, ci ho provato, niente, non mi entrava, forse c’era poca convinzione e ancora troppa presunzione, non lo so. Quello che so è che ora è entrato. 
Se mi guardo vedo che non sono mai stata presente al dialogo che si creava col mio interlocutore, chiunque egli fosse, perché c’era la mia presunzione, con la mia idea da mettere davanti, la mia idea che era sempre quella giusta, mai che qualcuno dicesse qualcosa di meglio, no, ero io che avevo la soluzione, io che sapevo, che avevo capito. Io, ignorante.
Ora ascolto di più e, oltretutto, vedo che, ascoltando, imparo sempre qualcosa ed è sempre un’”esperienza” ascoltare qualcuno che si esprime, sentire “l’altro”, ma sentire che “anch’io” ci sono, anche se sto zitta, anche se ascolto, perché è tanto importante parlare quanto saper ascoltare, siamo in due, complementari, nessuno parlerebbe al vento e nessuno potrebbe ascoltare uno che non c’è. Io ci sono anche quando ascolto, mentre prima credevo di esserci solo quando parlavo io, l’altro non c’era, era invisibile, parlavo io, parlavo ma non c’ero nemmeno io. Ora mi accorgo di esserci quando ascolto. Non che non mi piaccia parlare ma sento un cambiamento nel mio modo di comunicare: ora lo sento come uno scambio e come un atto d’amore verso me stessa. Ascoltando, chiunque sia la persona che mi sta parlando, sento dentro di me ciò che ho compreso finora e quello che sento giusto rispondere.
E’ interessante come “stando dentro” si impara e questo mi immerge in un silenzio che non ho mai conosciuto. Questo è quello che mi succede in questo momento della mia vita. Sto godendo di questo mio presente.

Rosanna

 

 

Ecco qua!

Ecco qua, ho visto chiaramente il vestito pesante che ho tenuto addosso per tutta la vita. E’ un vestito di orbace, pesante, fatto di tanti strati, uno sovrapposto all’altro, lungo, maniche lunghe, accollato, più strati scuri, che ho portato addosso per anni, senza accorgermene, fino a quando non ho cominciato a vedere in un altro modo, e vedendo me ho visto finalmente questo vestito che ha coperto me, rendendomi pesante. 
Non bastava il peso che avevo dentro, no, ne ho aggiunto sempre altro, a ripetizione. 
Ed ora mi tolgo i vari strati, voglio vestirmi leggera, colorata, essere quella che sono sotto gli strati del vestito di orbace pesante. 
Ora basta, è la mia vita che chiede di vivere e di conoscere la vita, di essere, di esserci, di capirmi, di conoscermi, di essere amica di me, io, io che voglio vivere leggera.

Gianna

 

 

Il colore della luce

Avvicinare la lontananza. Vedere gli effetti dell’apertura. Comprendere sempre di più tutto ciò e riversarlo al di fuori.
Scoperta continua. Stupore bello.
La strada si apre fuori dalla porta. Leggerezza. Libertà nell’espressione.
Le barriere dell’ignoranza non ti fanno vivere te. Andare avanti e vedere paesaggi sempre più belli, sempre più ampi, con più colori, con più sfumature, con più sottigliezze, con più particolari, con più gradazioni. Impossibile è quando non vedi. Come hai ragione.
Vedere gli effetti del sole che illumina il paesaggio e che permette la definizione delle prospettive. I corpi prendono forma. Vedi man mano come sono fatti. I giochi di luce ed ombra permettono la definizione delle forme, delle dimensioni. Non sono più tutti piatti senza forma.
Senza la luce tutto ciò non sarebbe possibile. Sarebbe tutto uguale, senza forma, senza vita.
Il colore, la chiarezza che aumenta, il panorama sempre più ricco di particolari, sempre più vivo, ogni volta un passo in più il colore è più colore, il respiro è più respiro e io sono più a contatto con tutto questo.
Una carezza, una gioia, un sorriso.
La tenerezza che sgorga. Andare incontro. Essere parte di quel paesaggio che prende forma con la luce del sole che lo rischiara.
Nel buio non vedi i contorni, non vedi le forme. 
Non vedi neanche il muro che hai di fronte e che ti chiude sempre di più. 
Non vedi neanche te che sei lì dentro. 
Non ti rendi neanche conto che sei al buio perché i tuoi occhi si erano abituati.

Stefy

 

 

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