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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 15° - Marzo 2016

PAGINA 8

   "Un cretino povero è un povero disgraziato; un cretino ricco è uno pieno di soldi"    
Lafitte

La visuale a senso unico

E’ stato un colpo sentirmi dire ieri da Carla che come per me mia sorella non è la sorella che io desidero, io potrei non essere per lei la sorella che lei desidera. 
Tutto capovolto di colpo, altra prospettiva che non avevo mai visto e neanche mai considerato. 
Io, sempre il mio io dominante, io la penso così e così anche l’altro la deve pensare. Sono ancora lì e ieri mi si è capovolto il mondo, mi sono vista nello specchio non come fa comodo a me, ma come l’altro mi può vedere. E la mia superbia, il mio orgoglio, la mia supponenza hanno fatto una capriola, un capitombolo, capitombolo che mi ha aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo, che non ho mai considerato, l’altro. 
L’altro non è come me, come io penso, come io desidero. Sempre il mio io, ma questo capitombolo, questa capriola mi ha dato di colpo la serenità, scioltezza, liberazione, un senso di liberazione, di sollievo dalla mia arroganza, un passo verso l’umiltà e la disponibilità, sconosciute ma meravigliose nella loro scoperta che mi ha dato pace. 
Faccio un capitombolo dentro di me e mi ritrovo nella pace, nei pensieri che si calmano e cambiano direzione, finisce la burrasca dei pensieri, degli stati d’animo altalenanti e burrascosi che si scontravano dentro di me, facendomi sentire in squilibrio, senza che me ne rendessi proprio conto. 
E di colpo, quel capitombolo ha messo ordine dentro di me, ha dato pace dentro di me, e ho sentito quello slancio d’incontro che posso vivere, prima sconosciuto. 
Non so come l’altro, mia sorella potrebbe reagire alla mia telefonata, non importa, l’importante è che io ho scoperto di voler vivere la disponibilità libera dalla prepotenza del mio io, del mio bisogno arrogante che l’altro sia come io voglio. Passo avanti, importante, rivoluzionario, credo che questi passi, queste scoperte siano le uniche rivoluzioni che non uccidono, anzi danno la vita. 
Ma guarda cosa mi viene da scrivere, la vera rivoluzione è vedere quello che sono, è uscire dalla galera del mio solito pensare, dal mio granitico modo di pensare. 
Basta con questi graniti che ho dentro, si devono sminuzzare per diventare concime di sali minerali per la vita dei fiori che vogliono uscire da me e che io tengo soffocati con la mia ignoranza del mio modo di pensare, di quella che sono. 
Ogni passo in più, ogni pezzo di granito in meno è la vita per me, è sollievo, è pace, è bellezza. 
Grazie Carla, grazie di cuore.

Gianna

 

 

Non giudicare "gli altri"
ma nemmeno te stessa

Pensiero tormentoso - alimento della parte negativa. 
Se gli do corda sono fregata, sopraffatta da stati d'animo sempre bui. Scatta il giudizio, sempre più implacabile. 
Mi sento una fallita, un'inetta, un'incapace. 
Una mortificazione grande perché io così buona e brava non posso, non posso aver fallito così! E poi i sensi di colpa per non aver fatto abbastanza, per non aver fatto in un altro modo. 
Beh, tutto questo è il frullatore della parte negativa dove vegeto da zombie. 
Senza volontà mia, in balia del vortice che io stessa alimento.
Per tanto e per troppo sono rimasta bloccata li, nella convinzione di essere nel giusto. 
Ma il giusto cosa è se sono sempre nella sofferenza? 
Il risveglio è graduale e gradualmente assaporo la differenza. 
Mi colpevolizzo meno e mi sento più leggera. Si certo ho sbagliato ma ero certa fosse giusto così. 
Non sono buona e brava come mi sono sempre imposta per compiacere gli altri ma non importa. Voglio essere buona e brava con me, per me. 
Solo così posso trovare quella sicurezza e quell'armonia per stare bene. 
Non posso piacere a tutti e poi tutti hanno il loro bagaglio ed ora so che non posso essere io a portarglielo. 
Intanto penso al mio che alla fine è quello che pesa di più. 

G. O.

 

 

Vive un personaggio
Scesi dall'auto ne facciamo vivere un altro

In macchina mi trasformo, tutti dovrebbero guidare come guido io. 
Se uno non mi da la precedenza oppure non mette la freccia per girare, mi viene da suonare il clacson ripetutamente. 
Non parliamo poi quando guidano lentamente do dello stupido e imbranato al conducente. Se alla guida poi c’è un anziano che va piano gli do del rimbambito. 
Mi innervosisco quando al semaforo scatta il verde e non partono subito, li osservo e quasi sempre rallentano perché inviano messaggi sul cellulare. 
Sono di ingombro! 
E io come mi comporto? Da prepotente. 
Anch’io al semaforo messaggio al cellulare oppure controllo le telefonate e sicuramente avrò causato qualche rallentamento o fatto delle infrazioni. E ogni tanto qualcuno inveisce contro di me. 
Sembriamo tanti animali chiusi nelle nostre macchine-gabbia che si scatenano.

M. T.

 

 

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