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Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

         N° 4  anno 16° - Dicembre 2017 - Gennaio 2018    

PAGINA 3

   "Vorrei poter mettere lo spirito del Natale all’interno di un barattolo    
 e poterlo tirare fuori mese per mese, poco alla volta"    
Harlan Miller

Due pagine

Poiché ho il colesterolo molto alto Carla mi ha invitata a scrivere tutto ciò che mi ha provocato sofferenza negli anni.
Ho sintetizzato al massimo, in due pagine, periodi di vita con dolore puro.
Sofferenza legata al mio vivere quotidiano e ai sentimenti.
Tanta incomprensione, tanta solitudine è una totale insoddisfazione del mio vivere.
Un concentrato di vuoto e di rabbia.
Poi l'incontro con la ricerca che mi ha sciolto piano piano, queste orribili carte.
Ho cominciato a vivere il mio cuore che si stava atrofizzando. Ho iniziato ad esprimermi attraverso la mia pittura ed è arrivato anche il riconoscimento.
Ho messo piano piano ordine in quel caos ricco solo di sofferenza.
E oggi?
Oggi posso dire di conoscere la leggerezza (non sempre naturalmente, ma ci sono delle lunghe isole).
Posso dire di conoscere un po' di più ciò che è l'amore. Non quello del Mulino Bianco ma un altro concreto, sincero, dove vive la condivisione. 
Era proprio questo quello che cercavo.
Grazie.

Magda

 

 

Anno di poesia

Un altro anno di “poesia” è terminato. E’ tempo di riflessioni sul mio lavoro interiore. Ogni anno ho un po’ di consapevolezza in più.
I problemi sono all’ordine del giorno, ma osservandomi e guardando gli altri che mi fanno da specchio comprendo una briciola in più di ciò che mi fa soffrire e questo mi fa camminare nella vita con un po’ più di conoscenza e esperienza.
Mi viene spontaneo rapportarmi con le persone che mi circondano in modo più educato, più gentile e questo ha prodotto buoni frutti. In ufficio, con il mio capo, si è instaurato un rapporto più leale, con meno formalità e persino con la collega dai “capelli perfetti” invidiata tanto!
L’invidia c’è sempre, ma meno forte, meno accentuata. 
Piccoli miracoli della ricerca?
Quando il mio pensiero non produce cattiverie, invidie, tutto scorre in modo più semplice, spontaneo e si ricevono in cambio altrettante gentilezze, piacevoli e inaspettate che ti riempiono di gioia e ti arricchiscono.
Ma soprattutto grazie Carla per tutto quello che ci insegni…

Marisa

 

 

Un metro

Sono stata tanti giorni un po' preoccupata per il lavoro. Mi alzavo la mattina con un po' di ansia. Mi sentivo un po' destabilizzata.
Poi è bastata una telefonata di alcune delle mie signore dove mi dicevano che sarebbero tornate ed ecco che mi sono tranquillizzata.
Quella sensazione, appena sveglia, che mi faceva sentire un po' smarrita non c'è più. Le Signore tornano quindi significa lavoro che è uguale a guadagno.
I soldi dunque mi pilotano. Ma io dipendo da loro? Il mio stare tranquilla dipende da loro?
Mi rendo conto che non dovrebbe essere così e ho mille esempi che mi dimostrano che non è così.
Eppure ci casco sempre.
Se però penso a dove sono nata, ai condizionamenti ricevuti mi rendo conto che non può che essere così.
A casa mia si misurava e si misura tutto con i soldi. Non c'è altro parametro.
Ed io scivolo facilmente in questo metro.

Francesca

 

 

La vergogna

La vergogna… che brutto termine, persino a pronunciarlo provo un po’ di vergogna.
Mi hanno insegnato a vergognarmi, quante volte me lo sono sentito dire.
Da bambina mia madre mi educava che se facevo azioni riprovevoli, secondo lei e la sua educazione religiosa dovevo per forza provare vergogna.
E io mi arrendevo e mi condannavo e l’azione andava a sporcare la mia “povera memoria”.
Quante volte arrossivo involontariamente, un disagio notevole che mi faceva sentire “sporca”!
Un bel condizionamento che mi trascino sino ad ora. Mi sono sempre giudicata e anche se ripenso alle azioni passate continuo a farlo involontariamente.
E anche al gruppo quando leggo a tutti dei miei limiti e del mio “letamaio” provo ancora vergogna…

Marisa

 

 

Quanta vita ti perdi

Quanta vita ti perdi stando barricata nelle tue idee, che credi giuste.
Siamo noi che chiudiamo le porte, pensando che siano gli altri a farlo.
Agli altri attribuiamo le cose che ci fanno star male e quindi siamo sempre più lontani da noi, dall’osservarci quello che abbiamo fatto noi.
Siamo così convinti della giustezza delle nostre idee, che non consideriamo null’altro. E quel “null’altro” sarebbe la vita, quello che ci aspetterebbe se non fossimo così ottusi.
La mia ottusità mi aveva chiuso le porte, perché non vedevo. Non sentivo.
Condizionata dalla mia ignoranza.
Quando non vedi te, tutto il mondo ti è nemico e ti crogioli nel dolore, lo nutri, lo tieni sempre vivo, così tu non ti muovi e le porte che hai chiuso si appesantiscono e ti sembra sempre più difficile poterle aprire.
Non consideriamo mai che le cose possano essere diverse da come le vediamo noi.
Questa è la cruda ignoranza che non può che portare sofferenza.
E ti perdi tutto. Tutto ciò che fa respirare il tuo cuore che è lì che aspetta di vivere, che aspetta che tu scenda dalla montagna della tua ignoranza.
Un’esperienza che mi fa riflettere. Molto.

Stefania

 

 

 

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