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Ego - il giornale
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Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 16° - Gennaio 2017

PAGINA 3

   "La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio,   
passa anche un supplemento d’anima"    
Henri Luis Bergson

Quanto poco comunichiamo

Quante volte mi soffermo a riflettere sulle tue parole, quando dici che abbiamo il dono della parola, ma non ce ne rendiamo conto.
Quante volte permettiamo che le parole volino via così, senza soffermarci su quello che abbiamo provocato negli altri o su quello che gli altri hanno provocato in noi.
Lasciamo che tutto passi, pensando che ormai è andato e invece l’abbiamo dentro, sia quello che abbiamo dato, sia quello che abbiamo ricevuto, nel bene e nel male.
Quante volte lasciamo che le incomprensioni ci disturbino o ci allontanino dall’altro, senza volere un chiarimento, un confronto.
Silenzio. Non si parla. E i nostri pensieri, senza che noi ne siamo coscienti, alimentano quel muro. Ognuno il proprio. Con le proprie idee, i propri limiti nel vedere le cose, le proprie abitudini a reagire in un determinato modo.
E si formano strati di polvere ad appesantire qualcosa che sarebbe molto più leggero se solo ci si volesse un po’ più di bene e si cercasse di parlare, anziché lasciare che gli episodi ci separino.
Sarebbe tutto così semplice se non avessimo continuamente i nostri freni, che ci impediscono di comunicare, anche se fosse per discutere.
Certo, se partiamo dal nostro misero presupposto che noi abbiamo ragione e l’altro ha torto, abbiamo già perso in partenza, perché perdiamo un’occasione di vedere qualcosa che prima non vedevamo. Sia questa una cosa negativa, ma anche una positiva.
Ma non possiamo saperlo senza un confronto. E quindi rimaniamo chiusi nel nostro misero mondo, continuando a pensare che l’altro non mi capisce, senza renderci conto che l’altro sta pensando la stessa cosa.
Se invece parliamo acquistiamo sempre, perché è più facile incontrarsi parlando che rimanendo zitti.
Le cose non si ingigantirebbero a dismisura, diventando poi dei pesi insostenibili.
Ho visto questo. Come permettiamo al non compreso di rovinarci l’esistenza.
È come darla vinta al negativo che vuole vederci soffrire. Beh, io non ci sto! Ti tengo d’occhio. Sono vigile. Più che posso!

Stefania Pomi

 

 

Ho un canto dentro: l’esistenza

Quando non sai cosa ti entra, la porta è totalmente spalancata. Sei una carta assorbente. Tu non esisti. Sei un’appendice di qualcun altro. 
Ti entra tutto, incoscientemente e tu diventi quello senza neanche sapere perché e da dove è cominciato.
Tu non ragioni, ti muovi condizionatamente.
Tu non vivi, sei in un film, di cui sei uno dei personaggi, ma non sai che ti hanno scritturato.
Vai avanti per inerzia e continui a masticare e a respirare quello che ti viene proposto, senza mai neanche lontanamente mettere in discussione quello che sei, quello che fai, quello che dici, quello che sogni.
Ti muovi in un mondo parallelo, che di virtuale ha praticamente tutto, ma tu pensi che sia la tua vita.
Finché non ti poni il problema, il problema continua a possederti. Non sai neanche di essere lì dentro.
Rivivere con occhi diversi è la più grande scoperta che un essere umano possa fare.
Vedere in modo diverso, anzi VEDERE. 
È una cosa talmente grande che la scopri man mano e man mano ti sembra di respirare aria pulita, ti sembra di addolcire i tuoi occhi con un collirio al miele, il tuo cuore respira e tu sei più in contatto con il mondo che ti circonda.
Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi insegnato a parlare, perché comunicare è il modo più illustre per chiamare questa vita “VITA”.
 

S. T.

 

 

Il passato è nel presente

Riconciliazione, riconciliare, io con mia madre, io credevo di essere io che mi riconciliavo con lei, ma stamane mi è venuto chiaro come un lampo che la riconciliazione vera è con me, non con mia madre, perché i ricordi sono i miei, le malefatte sono mie, i giudizi sono i miei, tutto il fatto, il malfatto, il detto male e brutto, il pensato, il giudicato, il condannato per anni e anni e anni ancora, è tutto dentro di me. 
Lei non c’è più da moltissimi anni, ma tutto quello che ho dentro non ha tempo, è presente, è qui, c’è un collegamento continuo fra l’oggi e il passato, passato senza distinzioni di anni, di date, è un tutt’uno ed è oggi che si ripresenta, come in tanti oggi messi da parte, rivedere gli oggi passati e il tempo passato e vedo che è tutto da comprendere. 
Togliere i macigni di granito, è ora, era ora, perché io so cosa c’è sotto quei macigni di granito, a che serve tenerli se non a prolungare la sofferenza con me stessa. 
Andare avanti in questo lavoro, dentro di me, perché l’ignoranza di me è solo una fregatura per me, a che serve, se non a farmi vivere male. Ed io voglio imparare a vivere, vivere bene con me, innanzitutto, e trovare, ritrovare la Gianna senza i macigni di granito sopra. 
Ecco qua, ma perché ho scritto granito e non un altro tipo di pietra? 
Ecco qua perché, perché anche quello è dentro la mia memoria, perché le pietre che io conosco sono di granito, e ho visto in un lampo che non potevo usare un’altra espressione perché io non conosco altre pietre, altri massi, se non quelli di granito, della mia terra dove sono nata e dove ho vissuto per anni.

G. C.

 

 

Tu sei il problema.
Tu sei la soluzione del problema

Senso della vita. Frase che mi gira dentro da un po’. Che senso ha la vita? Quale senso ha la vita? Cosa significa senso della vita? 
Ho visto che questa domanda mi riaffiora prepotentemente ogni volta che mi sento sola, quando mi attanaglia il senso di solitudine senza spiegazione, senza che io riesca a darmi una spiegazione. 
Ho visto che quando sento il senso di solitudine sono nel mio ripetuto bisogno che l’altro capisca me, che ascolti me ed io non riesco a capire l’altro, e allora mi domando “che senso ha la vita?”. 
E più sto lì e più tutto mi sembra pesante, difficile, senza senso. 
Quando invece sono dentro me ascolto l’altro con disponibilità e ho visto che non mi pongo la domanda che senso ha la vita, sento solo che sono dentro la mia vita e tutto mi sembra più fluido e semplice. 
Ma allora mi domando, quanti sensi ha la vita? 
Eppure si dice senso della vita al singolare, non al plurale, il plurale è il mio diverso modo di essere, di sentire, il mio alternarsi, modificarsi di stati d’animo nella stessa giornata, a seconda di come io mi pongo con me, con gli altri, a seconda di quello che sento, a seconda di cosa mi fa pensare quello che sento con le orecchie e che lavora dentro me, tocca me. 
Se sono chiusa in me sento il senso della vita in un modo, se sono aperta in me sento il senso della vita in un altro modo. 
Ma la domanda che mi pongo, qual è il vero senso della vita? 
Non può certo dipendere dal modificarsi dei miei stati d’animo, altrimenti che senso è? 

C. G.

 

 

Nascondiamo noi stessi

Al gruppo quando c’è “Poesia” ho sempre provato vergogna e pudore a parlare dei miei problemi, dei miei limiti, delle mie invidie e rabbie.
È solo da poco tempo che cerco di superare questo ostacolo perché ho visto che parlarne alla Ego mi fa sentire meglio.
Ecco “vergogna” questo termine che mi sento dire fin da bambina a cominciare da mia madre. Condizionamento della sua morale cattolica e bigotta.
Vergogna di mostrare agli altri quello che si è, si fa, per le proprie azioni, per le proprie debolezze. Qualcosa da non fare per non subire umiliazioni.
Ho provato vergogna anche per le mie origini contadine, le vivevo come appartenente ad un ceto basso.
Sempre fuori, sempre il dimostrare di non essere meno degli altri, come se le persone fossero “pulite”.
La mia invidia, ancora oggi, la nascondo bene quando sono in mezzo alle persone, agli amici, ho vergogna e temo il loro giudizio.
La parola invidia non si può quasi pronunciare sennò sei tacciata di essere una persona distorta, cattiva.
Oggi vedo l’Oasi Ego una grande opportunità, quella di tirare fuori il mio letamaio senza sentirmi giudicata.
Grazie Carla

Marisa

 

 

Il non vedere la nostra unicità

Apprezzo le cose quando le perdo. Ieri c'erano i termosifoni rotti a casa mia ed il caldo è tornato da stamattina.
La mia casa nuovamente calda e accogliente.
Dò per scontato le cose che ho. La luce, il calore, l'acqua calda, tutti i confort che mi danno agio. E non ci faccio più caso. 
Questo vale per quasi tutto ciò che vivo.
Vivo la vita con abitudine. Solo qualche volta vedo pienamente ciò che vivo. E gioisco. Ma, per la maggior parte dei casi l’abitudine annulla tutto questo.
Vivo in automatico il quotidiano. Ho bisogno degli intoppi per soffermarmi e riflettere.
E questo lo porto anche nella mia ricerca
Ho bisogno di vedere i quadri belli di Rosanna o la Mostra dei puttini per vedere la mia invidia in pittura.
Se fossi più onesta con me stessa vedrei molto chiaramente che questa invidia c'è ogni volta che vedo qualcuno migliore di me.

Magda

 

 

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