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Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 1  anno 17° - Luglio 2018

PAGINA 3

   "Colui che segue la folla non andrà mai più lontano della folla.   
Colui che va da solo sarà più probabile 
che si troverà in luoghi dove nessuno è mai arrivato"    
Albert Einstein

Scegliere

Scrivere. I pensieri corrono. I problemi, le preoccupazioni. La vita. La vita fatta di scelte.
Scelte. Scegliere. 
Quante scelte fatte con leggerezza, superficialità, incoscienza, per abitudine, per comodità, per ignoranza.
Scelte giuste o sbagliate. Scelte del momento.
Certo fare scelte consapevoli non è facile, e solo facendo un lavoro su me stessa posso vedere la differenza.
Di molte mie scelte mi sono pentita anche perché il risultato finale è stato disastroso o completamente diverso dalle mie aspettative. 
Tutto senza capire.
Per tanto mi sono colpevolizzata perché avrei potuto scegliere diversamente ma anche questo l'ho capito dopo tanto, dopo aver conosciuto me nel bene e nel male, che non avrei saputo fare diversamente.
Faccio ancora un po’ di resistenza perché il mio condizionamento di essere buona è forte ed ogni tanto mi frega.
Ho imparato però che mi fa stare male e, che se sono onesta con me stessa, lui non ce la fa.
Ho letto una bella frase che mi calza a pennello "Impara a vivere sereno con te stesso, degli altri puoi anche farne a meno, ma di te no".
Per tanto non ci sono stata, sempre in balia di questo e quello, ora non posso più. 
Io devo esserci, magari vivendo serena.

Giò

 

 

Memoria

La nostra memoria.
Da sempre Carla ne sottolinea il valore e ci spiega il perché bisogna pulire la memoria. 
Io all'inizio e per lungo tempo la guardavo come parlasse un marziano.
Da poco tempo mi sto rendendo conto di ciò che ci butto dentro e di quanto sia importante. La riempio di tutto ciò che mi accade, ma anche di tutto ciò che faccio, con le mie azioni quotidiane.
Quello che mi è accaduto, anche tanti dolori, un po' mi sono capitati ma tanti li ho procurati io. Una memoria piena di mie azioni non corrette, non oneste, che col tempo ho pagato.
Una memoria piena di invidia che a poco a poco mi sto guardando. Sempre più spesso la affronto con "cosa provo"? 
Non è facile. 
All'inizio mi pareva un male incurabile, ma guardandola quando mi succede e chiedendomi il perché tolgo un po' di patina, di ombra e la cosa mi fa stare meglio, mi alleggerisco un po', ma purtroppo mi sento ancora in "prognosi riservata".
A volte sento il peso di questa memoria piena, come se fossi in confusione, come una nebbia stagnante che fa fatica ad alzarsi.

Marisa

 

 

Non guardarsi dà solitudine

Oggi, scrivendo, dopo tante parole, è uscita la parola SOLITUDINE.
E ho pensato alla “mia” solitudine. Ci sono abituata ma non è bello essere abituata ad una cosa che vivo male, perché non la comprendo. In questo modo è dura, deve esserci qualcosa oltre.
La solitudine non è per qualcuno che non c’è “accanto”, ma per qualcuno che non c’è “dentro”, qualcuno che non conosco, che pensavo di conoscere, ma ora so che quelle erano solo le mie maschere: non accettarmi dà molta solitudine. Non volermi vedere come sono realmente dà molta solitudine. Stare con una che non voglio conoscere dà molta solitudine. Inizio a guardarmi una cosa che mi giudico brutta e quindi faccio fatica a mettermela di fronte. Giù la maschera! : sono una persona presuntuosa, voglio avere sempre ragione, senza rispetto per il pensiero dell’altro, come se volessi convincerlo che sta sbagliando. 
Questo l’ho proprio visto bene.
Mi stupisco di avere ancora degli amici! Chi sopporta di avere vicino una così? Mi vedo proprio brutto questo aspetto del mio carattere, vorrei non essere così... ma invece sono così.
Però rispetto a tanti problemi la cui soluzione non dipende da me, meno male che questo problema lo posso risolvere io, solo io! 
In quanto tempo... non lo so, anche questo dipende da me, dalla mia voglia di cambiare. 
E dopo aver ancora una volta constatato ciò che la presunzione mi provoca dentro e che rimane presente nella mia memoria... ho voglia di cambiare e ora so che ce la posso fare.
Quel nodo allo stomaco, giusta punizione, per aver ferito qualcuno col mio parlare di persona presuntuosa, quel nodo allo stomaco mi invita a guardarmi ma non a giudicarmi! 
Comincio a vedere quanto sono inutili i miei sensi di colpa, quanto è inutile vergognarmi di essere presuntuosa.
Perché non essere contenta di vedermi per quello che sono e semplicemente fare il possibile per migliorarmi, trasformandolo in una gioia?
È la prima volta che desidero affrontare un mio problema con gioia, un approccio diverso, più libero e specialmente senza rimandare...

Rosanna

 

 

Guardarmi

Guardarmi è una delle cose più difficili da fare,
Eppure è la più semplice: basta solo che mi vedo per come sono.
Guardando una mia foto vedo la mia rigidità e non mi piace, vorrei essere più morbida.
È una foto di me con Luca alle età di sei o sette anni: Luca è ben adagiato su di me e io sono rigida, abbraccio mio figlio ma con rigidità… mi domando come deve essere stato per lui crescere con una mamma dura.
Questo pensiero mi crea dolore soprattutto perché il fatto non si può disfare, resta per sempre; le mie azioni però possono cambiare… io posso migliorare… è da tanto tempo che lo so però cado sempre nella stessa rigidità.
Così radicata dentro di me non è una malattia incurabile… 
Questa settimana mi sono osservata più del solito ed ad ogni volta che vedevo uscire la mia viperina prendevo un secondo di tempo per esaminare il mio comportamento: c'era dentro qualcosa che non volevo fare uscire. Allora con la mia volontà sceglievo di cambiare atteggiamento e agivo di conseguenza: è un lavoro duro perché anche qui ci metto rigidità, ma da qualche parte devo pur iniziare. 
Vorrei che mio figlio possa abbandonarsi nelle mie braccia in un calore tenero.
Non importa il mio passato, quello è passato, mi voglio perdonare: tanto a che serve piangere?
Carla mi dice spesso che la vita non è un gioco: queste parole mi fanno riflettere molto.
A volte credo di non capire niente magari perché ho iniziato da poco a osservarmi ed ancora non lo so fare… 

Il mio giocherellare… il mio essere testona…
Non vorrei solamente invecchiare ma voglio… voglio… quanti voglio che ho… eppure il mio volere ha poca volontà: mi osservo un attimino e credo di aver capito tutto e poi non mi guardo più… ed invece quell'attimino deve essere in ogni istante del mio vivere 
Per sempre.

Laura

 

 

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