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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 6-7-8-9  - anno 3° - Giugno-Luglio-Agosto-Settembre 2005

PAGINA 4   egofilosofia

  "Parlare e offendere, per certe persone, è precisamente la stessa cosa"   
Jean de La Bruyère

La parola, umanità dell'uomo
Evoluzione che tocca la sua anima 

Giuseppe Manno, è autore di varie opere letterarie, fra le quali "Della fortuna delle parole", un lavoro divenuto piuttosto raro, se fosse ancora vivo forse oggi scriverebbe "Della missione delle parole". 
Sì, perché le parole, si sa, hanno una funzione e una destinazione, ma quale? La massa delle comunicazioni che riceviamo dai libri, dai giornali, dalla radio, dalla televisione e dai nostri molteplici interlocutori quotidiani, sono solamente "parole", fluite da schemi predisposti e banali o sono anche essenza vitale del convivere? 
È noto che le parole, essendo nate non come frutto di una convenzione, ma come espressione viva del proprio mondo interiore, non potevano rimanere statiche, ma il loro ruolo era quello di camminare, di evolversi, di farsi "umane". 
Fin dall'antichità, negli scrittori esse sono state lo strumento dell'elaborazione di storie riguardanti la grandezza e la miseria delle nazioni e degli uomini, narrazioni che ci hanno indotti a prendere coscienza di noi stessi e di tutto ciò che forma la sostanza del nostro essere. 
Nei poeti invece, esse sono diventate un tutt'uno con il sentimento, rivelandone le più piccole vibrazioni, oppure agitando il tumulto delle passioni suscitate dagli sfuggenti fremiti del cuore.
Lasciando da parte gli scrittori e i poeti, sappiamo tutti che le parole non sgorgano da un diario sentimentale, ma sono il frutto del nostro pensiero. 
Pensare significa appunto riflettere, stabilire dei rapporti, analizzare fatti e circostanze, penetrare nel profondo delle cose, al fine di formarsi un'idea concreta che si avvicini il più possibile alla verità. In questo senso, il pensiero è propriamente l'azione di trattenere il tempo nella sua inesorabile fuga, onde raccogliere da ogni attimo che passa il suo massimo significato e possedere il più a lungo possibile il valore irripetibile della vita, adottando in qualche modo un rallentatore in grado di esaltare al meglio l'ora che fugge.
Queste cose i maestri di vita le sanno bene, poiché la loro unica grande forza consiste nel far breccia con le parole nell'estrema ridotta del cuore degli altri, un cuore che talvolta non solo ha abdicato alla ragione, ma che spesso si chiude come un riccio per non accogliere quelle verità che lo smascherano e che lo disturbano. 
Questi maestri infatti, non ci forniscono l'indicazione di una cosa, ma l'angolo di visuale sotto cui quella cosa va vista: un atteggiamento sapienziale che si coniuga con il nostro intelletto e che restituisce la dignità e il primato al pensiero. 
Da ciò ne deriva che le parole sono la chiave di volta delle relazioni umane e della convivenza sociale, in quanto collegate a tutte le esigenze della vita.
Nella loro funzione, possono essere ad un tempo foriere di bene e di male. 
Solo quando provengono direttamente dal cuore sono portatrici di valori e non tentano di sedurci con vane lusinghe. 
Solamente in questo caso esse rivelano, nutrono, consacrano, indirizzano, costruiscono, guariscono, plasmano e trasformano. 
Ecco perché prima di "accoglierle" bisogna "comprenderle". 
Come chi intende sfruttare un campo arido deve possedere l'acqua del ruscello, così ognuno, per approvare le "parole" degli altri e farle proprie, deve possedere quelle armi che gli consentano di scartare le categorie che si adagiano dentro stampi suggeriti dalla moda o dalle emotività delle circostanze, per raggiungere e riconoscere il vero calore della sorgente. 
Guai se dovessimo abdicare a questo strumento imperfetto di civiltà, poiché il suo midollo strutturale sarebbe in grado di cambiare il corso della storia.
Linfe della diplomazia e strumenti di governo, le parole ravvivano e temperano i rapporti. Là dove le iniziative individuali non bastano, esse sintetizzano lo sforzo collettivo da compiere, impongono la visuale del fine comune da raggiungere, affinano i caratteri e cercano di persuadere le menti. 
Come l'uomo si ingegna a piegare le forze della natura a proprio vantaggio, così le parole preparano gli eventi e aprono dei solchi che l'aratro ignora, penetrando, con meditata disciplina, nei meandri del pensiero umano. 
Allorché i dialoghi inseriscono le loro vibranti melodie nell'animo, le parole diventano coscienza, o meglio, lampade che rischiarano il cammino.
La caparbietà, l'intransigenza, l'intolleranza, l'odio, la prevenzione, sono le inevitabili premesse d'ogni resistenza e d'ogni refrattarietà a quelle forze che soverchiano la ragione e distruggono il dialogo; forze in grado di compromettere la serenità e la salute di ognuno e di tutti, nonché la gioia di vivere, la pace e la giustizia, che sono in definitiva gli obiettivi da perseguire, ovvero i simboli a cui dobbiamo ispirarci nel duro tirocinio imposto dalla convivenza civile.

Mario Ogliaro

 

 

Giudichiamo

Giudichiamo gli altri in base ai nostri bisogni non vissuti.
Se gli altri non ci danno ciò che ci manca, li giudichiamo male.
Vediamo, costruiamo, creiamo il male dove non c'è.
Tutto ciò perché siamo in qualche modo delusi, poiché in ci arriva ciò che desideriamo, pensiamo che la persona non ci stimi, non ci voglia bene.
Ma la verità è un'altra: ognuno ha il suo modo di esprimersi ed il suo mondo, tu ne fai parte, ma la sua visione non sarà mai la tua.
Il suo modo di esprimersi non è il tuo.
Lui è unico come te.

Morena

 

 

Condizionamento

Cadere nel tranello, cadere nel mio condizionamento, perdere di vista me stessa, mettermi in fondo alla lista, fare prima di tutto il resto così entro nel dovere e io sparisco.
Io nasco dal mio vivere se no vive il mio condizionamento.
Se sto male vivono i miei condizionamenti.
Il bisogno di essere riconosciuta, riemerge e mi soffoca, elimina la mia tranquillità, entro nei ruoli, nei personaggi di brava mamma moglie ecc...
Divento il massimo dell'efficienza e la più stanca delle persone.
Io non esisto più.
Non riconosco la bellezza che ho dentro, entro nel bisogno e vado fuori strada.

Morena

 

 

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