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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2  anno 19° - Ottobre 2020

PAGINA 4

   "Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita"    
Rita Levi Montalcini

film

Neppure un film di fantascienza
crea tanta confusione
Crea confusione questa realtà

Mi ero fatta la convinzione che nella mia via non ci fossero stati o non ci fossero casi di coronavirus, mi credevo molto al sicuro, come se tutti i rischi e i pericoli fossero al confine della mia via. 
Mi sono accorta che mi ero creata questa difesa mentale di falsa sicurezza, di protezione, come se mi trovassi al di qua di un ponte levatoio, che tutti i rischi fossero al di là di un ponte levatoio fantasioso, il tutto pensato da me nonostante il passaggio frequente delle ambulanze sotto le mie finestre, nella mia via, dirette all’ospedale più vicino e a quello un po’ più lontano. 
Questa è solo una via di passaggio, non la via dove possono esserci casi di coronavirus, questo pensiero, questa certezza mi ero creata mentalmente, che mi dava una falsa sicurezza, nonostante vedessi e continuo a vedere le persone che da mesi fanno la fila davanti ai pochi negozi aperti e nonostante sentissi le sirene delle ambulanze. 
Il tutto è stato sconvolto dalla notizia che mi ha dato la vicina, mentre ci parlavamo dai nostri balconi, che qualche giorno fa un’ambulanza, con gli operatori vestiti con le protezioni speciali da astronauti, si è fermata nel portone del palazzo di fronte al nostro. La vicina mi raccontava quanto fosse rimasta impressionata dal vedere, con i propri occhi, dal suo balcone, quegli esseri umani vestiti come astronauti, che aveva visto solo in televisione, e che si dirigevano e poi sparivano dietro il portone del palazzo di fronte. 
Mentre lei mi raccontava questo fatto, questa notizia, mi sono accorta che, mano a mano che parlava, mi aumentava la paura, il virus è entrato nel nostro territorio, nella nostra via, nel palazzo di fronte, e dentro di me vedevo crollare tutti i ponti levatoi che nella mia mente, fantasticamente, mi ero creata, ponte a destra, ponte a sinistra, ponti a tutti i lati, un quadrilatero lungo e largo pieni di ponti levatoi che mi ero, inconsciamente, immaginata per avere meno paura, per crearmi una falsa sicurezza, tutto dettato solo dalla mia paura e dal mio bisogno di inventarmi uno spazio esterno un po’ protetto, oltre a quello interno della mia casa dove mi sentivo e continuo a sentirmi al sicuro. 
Non è così, anche qui c’è il virus, circola, si muove, invisibile, pericoloso, mortale, che fa arrivare e fermare un’ambulanza davanti al portone del palazzo di fronte. La mia via non è più soltanto il luogo di passaggio delle ambulanze con le sirene spiegate, ma è anche un luogo dove una di queste ambulanze si può fermare e si ferma e si è già fermata. E ne sono venuta a conoscenza di una sola, perché una ne ha vista la mia vicina, ma chissà in realtà quante altre che ho sentito passare si sono poi fermate a prendere altri ammalati dalle loro case, per trasportarli all’ospedale. 
Non lo so, ma con questo ho capito che io, con la mia testa mi creo, senza accorgermene, degli aggiustamenti, dei pensieri che credo giusti solo perché ne ho bisogno, non perché sono reali. Il fatto che io non sapessi, non significa che il problema reale non ci fosse, ero io, e soltanto io, che avevo bisogno di credere così. 

(7 maggio 2020)

Gianna

 

 

Foto

Ieri ho fatto una cernita delle fotografie sul telefonino.
Tanti, tantissimi momenti di vita di questi ultimi quattro anni. Foto che mi hanno ricordato momenti belli, momenti con annessi problemi del quotidiano. Tutti momenti però con lo stesso denominatore comune.
La libertà, che in questo momento non abbiamo più. Tutto ciò che era tanto scontato è andato perso e interrotto bruscamente.
Ci sono dei pericoli oggettivi e quindi è giusto rispettare le regole che ci sono.
Mi pesa un po' non vivere la mia vita di sempre e, mai come ora vedo quanto mi piace il movimento del mio quotidiano. Mi manca il mio mondo che ruota attorno alla pittura. Le mie signore, il mio scambio con loro. Il mio progettare, il mio fare.
Lì c'è la mia vivacità che poi si espande a ciò che mi ruota attorno.
Grazie Carla

Magda

 

 

Senso di colpa

In queste giornate se non faccio nulla mi sento come vuota alla sera perché non ho realizzato niente. 
Il “fare” invece mi fa stare bene, il mettere a posto e pulire a fondo la casa non mi fa sentire in colpa, anzi, l’ordine mi fa stare in sintonia con me stessa, il tempo trascorre in serenità. 
Se sto ferma, se mi soffermo sul niente mi sale la tristezza, una condizione di smarrimento e i miei pensieri volgono tutti al negativo, si riempiono di paure di questo momento, di ombre.
Il “non fatto” mi fa diventare apatica, mi avvolgo e non mi fa vedere spiragli di luce.
Che bello dare un senso alla giornata, mi fa sentire viva.

Marisa

 

 

Vita vissuta

Vita vissuta in ciò che penso, vita vissuta nella mia memoria, giro e rigiro ciò che ho dentro come pensiero, sono assorbito da essa automaticamente. 
E’ come se fosse un predatore sempre pronto a saltarti addosso a trascinarti via dal tuo momento. 
La difficoltà ad essere dove si è, siamo sempre un passo avanti oppure un passo indietro e così viviamo sempre annebbiati dal nostro pensare, sempre avvolti dalla sua ragnatela. 
E’ una ragnatela che ti aggroviglia in essa senza che tu possa reagire, è una ragnatela con molta forza ma nello stesso tempo può essere fatta di aria, lei può lavorare bene nel buio ma come arriva la luce svanisce, la sua forza è il buio che le da la possibilità di non essere scoperta, ti avvolge con mille spunti dal tuo corpo al tuo desiderio. 
Ha questo desiderio di pace che l’uomo cerca, lei ti fa credere che sia sempre in qualcosa oppure nel denaro, oppure in una donna o nel potere. 
Sempre in qualcosa che noi pensiamo di non avere, pazzesco come nel buoi lei sia l’assoluta padrona, libera di muoversi a suo piacimento facendoci credere che siamo noi a vivere

Peppino

 

 

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