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Ego - il giornale
Periodico di Informazione Culturale e di Ricerca Filosofica

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via Reano, 1 bis - 10147 Torino - Tel e fax 011 3853793
Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

N° 2  anno 19° - Ottobre 2020

PAGINA 5

   "Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle"    
Madre Teresa di Calcutta

osservazione

Voglio rimanere con me

Certo è una situazione strana quella che stiamo vivendo e il mio stato d’animo è… sotto osservazione.
Lo vedo cambiare a seconda di ciò che sento e di ciò che vedo… ma poi ci tengo a tornare da me, non voglio che questo diventi un pensiero dominante nella mia giornata: ci sono anch’io!
Lo vedo cambiare quando penso a tutte le sofferenze che si vivono oggi, sia “fisiche” che “morali”.
Lo vedo cambiare quando queste sofferenze sono vicine, quando scorgo negli occhi delle persone quella paura silenziosa che ingabbia.
Lo vedo cambiare quando sento la confusione che generano le notizie e i messaggi contraddittori, specialmente da chi ci dovrebbe trasmettere chiarezza.
Lo vedo cambiare quando la gente comincia a litigare in strada, segno che la tensione è tanta.
Io, dico la verità, se tutto questo fosse successo un po’ di anni fa, quando ancora non avevo capito che il mio Centro sono io, che il mio punto fermo è dentro di me… beh, sarei stata sicuramente una di quelle che ora litigano in strada, davanti al supermercato, perché uno si è inserito senza fare la coda! 
Avrei assorbito tutte le paure del mondo, senza neanche rendermene conto!
Per questo ringrazio il Cielo di avermi fatto incontrare Carla… perché lei mi sta aiutando a “incontrare me”. E mi commuovo perché questa è un’esperienza che non ha eguali!
E se ora il mio stato d’animo continua a reggere, nonostante tutto, è perché dentro non sono sola, e per questo mi sento protetta.
Grazie Carla.

21 Aprile 2020

Rosanna

 

 

Sospesa

Sospesa, mi sento come sospesa in uno spazio ed in un tempo sconosciuto, nuovo, irreale, con un passato che sento remotissimo, anche se è solo di due mesi fa circa, ma lontano, lontano, di cui ho in questo momento un vago ricordo, ma forse neanche tanto vago, ed ora in un presente cui piano piano mi sto abituando e con davanti un futuro che non riesco neanche a pensare, ad immaginare, forse sperare, ma vedendo e sentendo quello che sta succedendo nel presente non riesco ad immaginarlo migliore di quello che è oggi, anzi lo vedo più pesante dell’attuale presente. 
E allora vivo la mia giornata al meglio che posso, cercando di non farmi sopraffare dalle angosce e dalle paure degli altri che vedo, che sento, mi bastano già le mie. Vedo in giro anche tanta irresponsabilità ed incoscienza, neanche la paura di un virus così micidiale fa cambiare le persone, anzi. 
Mi osservo come mi preparo per uscire dalla mia casa, devo indossare bene un accessorio in più, nuovo, la mascherina, che devo fissare bene sul viso, come molti che poi vedo fuori, ma con dentro un’unica grande paura, il coronavirus. 
Prima avevo paura dei ragazzi e degli adulti che giravano sui monopattini elettrici e che schizzavano velocemente da tutte le parti con il rischio di essere travolta o di investirli io mentre guidavo la macchina, avevo paura dei ciclisti indisciplinati che viaggiavano senza neanche una lucina accesa sulle loro bici o contromano, avevo paura degli automobilisti che guidavano senza alcun rispetto delle regole e del codice, ed ora tutto questo non c’è più da alcuni mesi, ma c’è solo una grande paura di una cosa invisibile, ma terribile, il coronavirus, che sta falcidiando migliaia e migliaia di persone, di esseri umani che nei telegiornali sono diventati solo una somma aritmetica aggiornata, ogni volta peggiore e spaventosa da sentire.
Però, in tutto questo, fuori, c’è un silenzio anomalo, cui mi sto abituando e spero che resti, almeno questo, ma non ci credo neanch’io, perché prima o poi ci sarà un gran rumore, di rabbia, di ribellione, per il lavoro che già manca e che mancherà ancora di più. E quando rientro nella mia casa, mi sento al sicuro e mi accorgo che faccio subito un gran sospiro di sollievo. 
Mi accorgo che tutto quello che c’è nella mia casa, che è entrato nella mia casa nel corso degli anni, io lo osservo, ogni volta con occhi diversi e ringrazio di essere e di vivere all’interno di una casa bella, grande, spaziosa, e apprezzo ogni oggetto, ogni cosa con un altro sentire, ma in fondo in fondo con la paura di non vederli più, con la paura della mia morte, che ogni tanto mi assale. 
Già solo in una settimana ho ricevuto tre telefonate di tre decessi, non per il virus, ma per altre malattie e la più straziante è stata quella di un mio ex collega cui è morta la figlia. 
Non avevo mai sentito in tutta la mia vita un dolore così grande, che strappava il cuore, il dolore di un padre cui era morta la figlia, dopo una breve malattia. E questo lutto mi ha colpito tantissimo ed ancora oggi ci penso. 
Perché quando muore un genitore diventi orfano, quando muore un marito diventi vedova, ci sono parole che accompagnano la nuova situazione, ma quando muore una figlia, un figlio, non c’è, non esiste una parola, è senza parola, senza niente, è troppo innaturale, non esiste.
Gianna

(23 aprile 2020)

 

Giò

 

 

Tormentato

Tormentato da questo mio immaginario, tormentato da questo mio pensiero che mi avvolge nel suo vivere, che mi avvolge in ciò che penso e creo. 
Paure che non vedo, paure ed incertezze di come tutto può cambiare in un niente, come la vita in un attimo può non esserci. 
Uno crea la sua esistenza basata sul corpo, basata nel conto in banca, basata nel possedere cose, ma queste cose sono instabili, queste cose hanno un tempo, sono soggette alla società ed alle intemperie ed altro. 
Tutto attorno a te non è stabile, tutto è in continuo cambiamento, tutto può cambiare da un momento all’altro. 
Se guardi queste cose e ti identifichi solamente con esse sei in balia di esse. 
Il tuo stato di animo è legato ad esse e se crollassero tu crolli con esse. 
La vita in se è imprevedibile, un minuto dopo può non essere più importante quello che fai, perché gli eventi possono salire o scendere in un attimo, vivendo in questo modo non potrà esistere la profonda serenità. 
Sempre di più mi sto rendendo conto che, l’unica cosa che ci sarà sempre, è quella parte che non si può toccare ma senti che esiste e non fa parte del tempo.

Peppino

 

 

Una fiducia in me

In questo marasma generale, che c’era anche prima ma ora è più evidente, vedo che quando sono insieme a me mi sembra di vivere in un’altra dimensione.
Ma non che in questa non ci sia, anzi, mi sento più collegata con tutto, rispetto a prima.
Una sensazione di benessere data dalle certezze di ciò che ho sperimentato e compreso e che mi fanno percepire una concretezza di me, che prima non sentivo.
Una fiducia non data dall’esterno, una chiarezza non data dall’esterno, una serenità non data dall’esterno, ma che con l’esterno mi fa sentire un filo, una sensibilità.

Luce

 

 

Una chiarezza in più
che mi ha dato pace

In questo periodo rifletto su come mi sentirei se non avessi conquistato delle certezze. In un momento in cui certezze non ce ne sono per nulla.
A come vivrei questo periodo dove sento intorno la paura, l’incertezza, l’instabilità e anche tanta tensione. 
Come sarei se fossi in balìa di tutto questo.
Sento intorno tutto questo e comprendo come ci si senta in balìa del “fuori”, se “dentro” non c’è nessuno.
L’ho provato questo e adesso sarebbe ancora più dura se non avessi compreso delle cose di me.
Questo mi dà una sensazione di essenza, di peso specifico, altrimenti sarei come una canna al vento. In balìa del fuori, senza poter fare nulla. 
Sento questa costruzione che sta avvenendo dentro di me come qualcosa di saldo, che mi fa essere e vedere meglio il fuori, cosa sta accadendo e cosa sta creando.
Perché ho visto dentro di me che quando qualcosa ti tocca un tuo punto di vissuto è impossibile ridimensionarlo. Non puoi. E non vedi le cose per quello che sono senza aggiungervi il peso del tuo vissuto non risolto.
L’ho visto più chiaro. 
Una telefonata mi ha permesso di osservare questo dentro di me e ho visto che l’accumulo nella memoria di un vissuto ti impedisce di vedere chiaro il fatto per quello che è. C’è un tuo strascico che ti crea il dolore e questo ti chiude la vista, senza darti la comprensione giusta per rispondere e magari chiarire.
Questa esperienza mi ha dato una serenità, perché ancora una volta ho visto la possibilità di vedere di più di prima e alleggerirmi.
Questo per me è il migliore antivirus!

21 Aprile 2020

Stefania Pomi

 

 

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