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Direttore Responsabile: Carla Orfano - Autorizzazione Tribunale di Torino n° 5671 del 13/02/2003

NUMERO 3-4 - anno 1° - Giugno-Luglio 2003

PAGINA 3

"Il sapere occupa spazio,
mentre la conoscenza è assenza di spazio"

Carla  

 

È un motto leggibile all'ingresso del monastero di Soligny, 
dei Frati Trappisti

"Beata solitudine, sola beatitudine"

Occorre essere persone votate alla contemplazione divina e all'ascesi per elevarsi alla beatitudine della solitudine? Per Quasimodo poeta "ognuno sta solo sul cuor della terra", ma filosoficamente, cioè seguendo il ragionamento, nessuno è mai e completamente solo, neanche l'anacoreta: il trappista "solo" è sempre in compagnia dei suoni mistici del suo silenzio e della sua avvolgente solitudine. 
Il concetto non è un paradosso, perché la solitudine è l'interlocutrice più feconda del pensiero umano. Soffre di solitudine chi ancora non è giunto abbastanza avanti per accompagnarsi a se stesso e ricavare dalla propria interiorità le infinite risorse della mente e dello spirito. 
Ma può capitare che non vi sia sufficiente consapevolezza del proprio patrimonio recondito. Ebbene, lo stato di solitudine è la situazione ideale e insieme la più funzionale per scoprire che nessun essere è così manchevole da non contenere almeno un alito di spiritualità che possa essere di compagnia alla propria solitudine.
Ogni soggetto pensante ha ricordi, aspirazioni, pulsioni di sentimenti, aneliti e speranze; ha facoltà intellettive, doti di inventiva, virtù creative, desiderio di vivere e di sentirsi inserito nel creato, coscienza di appartenere all'Universo, conosciuto e trascendentale, impulsi di dedizione e altruismo. È immerso in una realtà naturale od organizzata, è erede di un passato recente o ancestrale, è detentore di un'investitura tanto elevata da fargli percepire il falso disagio della solitudine, spiacevole sensazione che manca alle specie inferiori. 
Tutto ciò sarebbe sufficiente a sollevare chiunque dalla sofferenza della solitudine, ma assai più utile sarà soffermarsi, con riflessioni prolungate, sugli inevitabili contrasti nelle relazioni umane e sociali, sulle invidie e le gelosie che attanagliano i meschini, sulla vanità delle apparenze che esaltano i gretti, sulla transitorietà dei piaceri materiali e sul loro contreffetto di conseguente amarezza e insoddisfazione, che sollecitano continue ansie di "novità vecchie", sugli affanni che soverchiano il beneficio che da essi dovrebbe derivare, sulle ansie delle ricchezze precarie, cupidigia dei predoni, sulla illusoria sicurezza degli averi materiali, sull'inesorabilità del destino finale, privo di conforto spirituale (il presidente francese Mitterand, radicalmente laico, all'avvicinarsi della Nera Signora, bussò alle porte di tutti i presunti veggenti e negromanti, per conoscere il suo destino trascendentale: miserie delle glorie terrene!). 
La solitudine, dunque, è la compagna di chi pensa, di chi sa godere di un paesaggio assolato e splendente, ma anche della soave poesia di una giornata velata delle lacrime del cielo. La solitudine è l'occasione per ringraziare il Fato che ha concesso di ammirare e capire la grandiosità dell'Universo, il mutare delle forme con il succedersi delle stagioni, di gioire della varietà dei colori, inesistenti in natura, commuoversi di fronte alle tragedie umane, offrirsi con tutte le forze per contribuire ad attenuare la sofferenza degli infelici Figli di Adamo. 
La solitudine sarà un concetto incomprensibile allorché chi teme la solitudine saprà essere di conforto a chiunque potrà essere di soccorso: "quando non avrai bisogno degli altri ti accorgerai che gli altri avranno bisogno di te".

Enzo Papa

Enzo Papa: Docente di Storia dell'Arte nel Liceo Statale "Galileo Ferraris" di Torino, Critico d'Arte, componente del Comitato di Redazione del settimanale "Il Corriere dell'Arte" di Torino. Collaboratore della rivista di turismo culturale "Distinto" di Roma, e della rivista di storia, arte e cultura "Calabria Sconosciuta" di Reggio Calabria. Autore di saggi storico-letterari, di guide storico-artistiche regionali, di monografie di storia e di architettura.

Epicuro
Epicuro
“La prima forma di felicità sta nella solitudine – diceva Epicuro (341-270 a.C.) – Nel dialogo con se stessi l’uomo conosce se stesso. La filosofia è il farmaco più adatto per vincere le tre patologie psichiche più frequenti: la paura degli dèi, della morte, del dolore.”

Non è altrove

che voglia di silenzio
di sentimento
di quietitudine
di pace
di vista
di seme
di prospettive
di viste
è tutto qua
non è altrove
tutto continuamente qua
lo aspetto fuori
ma è tutto qua
non altrove
è tutto di fronte
ed è già dentro
il dentro che guarda il fuori
il fuori che guarda il dentro
è tutto specchio
non c ’è niente altrove
perché tutto è già da sempre qui
lo penso altrove sempre
fuori da me
nel mondo stai sempre
con l ’altrove
nel silenzio stai con te stesso
e non provochi rumori e forme
altrove e con nessuno,
dentro e stai con tutti

Nicola Cocino

radio GRP

 

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